Accoltellato e ucciso a soli 14 anni
E' nulla la condanna per l'assassino

Emanuele Di Caterino
Emanuele Di Caterino
di Marilù Musto
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Venerdì 27 Gennaio 2017, 17:05 - Ultimo aggiornamento: 18:30
SAN CIPRIANO D'AVERSA - Tutto da rifare. L’inghippo giuridico oltre il dolore, la morte, il lutto. Il processo di primo grado per la morte del quattordicenne Emanuele Di Caterino è nullo. A deciderlo, l’unica sezione della corte di Appello di Napoli dedicata ai reati commessi da minorenni. I magistrati, dopo tre rinvii di udienze e diversi slittamenti, hanno rispolverato una decisione della Corte di Cassazione, sezioni unite, del 2014 che prevede una sentenza emessa da un organo collegiale per i minorenni. La condanna deve essere decisa, dunque, non da un unico giudice, anche se il processo si svolge con un rito abbreviato. Così, Agostino V., il diciassettenne che ammazzò Emanuele con una coltellata al cuore durante una lite ad Aversa, l’8 aprile del 2013, torna a vestire i panni di imputato, ma in primo grado.
Cancellate le udienze, cancellata la motivazione della sentenza che chiarisce i punti oscuri di quella sera ad Aversa e del sangue che macchiò la movida della provincia di Caserta. Si potesse cancellare anche il dolore di tre anni e mezzo trascorsi nelle aule di giustizia, di appelli ai giudici di «far presto», di richieste di risarcimenti e di carta bollata, la famiglia di Emanuele lo farebbe. Ma non può.


Agostino era stato ritenuto colpevole di omicidio da un unico giudice, come da procedura. Ma i magistrati della corte di Appello di Napoli hanno dichiarato nulla la condanna a 15 anni di carcere, pena massima per i minori, emessa nei confronti di Agostino, ora maggiorenne e tornato libero, nella sua Villa di Briano, per decorrenza termini. Agostino gode ancora della libertà, è vero. Ma in realtà ha solo usufruito di un suo diritto da detenuto: se entro otto mesi dalla sentenza di primo grado non si emette la decisione di Appello, il minore detenuto viene rilasciato, anche se oggi è maggiorenne. Lunghe sono state anche le ricerche delle prove. Gli inquirenti hanno solo provato a ricostruire l’accaduto: un gruppo di ragazzi di San Cipriano D’Aversa che, davanti a un bar, schernisce Agostino che cerca di rompere un’insegna dell’ufficio postale a calci, lui che interviene e risponde alle offese, la rissa, il tentativo di Emanuele di difendere gli amici e la coltellata al cuore del 14enne. Tutto torna a galla ora che si dovrà ricominciare daccapo. Il nodo giuridico è la composizione del collegio che prevede, per la Cassazione, la presenza di un giudice togato, stando alla decisione delle sezioni unite, ma anche di due giudici onorari, un uomo e una donna, con competenze specialistiche. La procedura non è stata seguita per Agostino.
E ora bisogna rifare tutto. La madre di Emanuele, rappresentata come parte civile dagli avvocati Giovanni Cantelli e Nando Letizia, è sconvolta. Dopo le marce dei ragazzi organizzate ad Aversa dedicate al figlio, i programmi scolastici incentrati sul «no» alla violenza e gli incontri con gli studenti del Liceo che frequentava la vittima, la morte di Emanuele sembra non arrivare a una verità giudiziaria. Sono trascorsi tre anni e mezzo per ottenere una sentenza.n E pensare che era stata proprio la mamma di Emanuele, Amalia Iorio, un anno fa, a pregare affinché la sentenza definitiva arrivasse in tempo. Quando Agostino era stato rilasciato si era indignata: «Come faccio? Come faccio a spiegarlo ai miei figli ora che camminando per strada possono trovarsi avanti l’assassino di Emanuele? - aveva detto - come faccio ad essere ancora credibile quando dico ai giovani che chi sbaglia paga? E come faccio a stare tranquilla nel pensiero di quanto è accaduto». Aveva poi preso carta e penna e aveva scritto al Ministero della Giustizia; rivolgendosi al guardasigilli scrisse: «Spero solo che 15 anni restino 15 e che non comincino ad esserci sconti. Sono comunque pochi per me, dovranno servirgli a comprendere il risultato del suo gesto». Così, purtroppo, non è stato.
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