Baldoni: «Cocaina già a 14 anni, scomparso il senso di pericolo»

Baldoni: «Cocaina già a 14 anni, scomparso il senso di pericolo»
Baldoni: «Cocaina già a 14 anni, scomparso il senso di pericolo»
di Federica Serfilippi
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Domenica 4 Settembre 2022, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 10:30

Dottor Adriano Baldoni, direttore del Dipartimento Dipendenze Patologiche dell’Area Vasta2, il consumo di droga, soprattutto tra i giovanissimi, è ad oggi un’emergenza più che mai?
«Sì, e si tratta di un’emergenza nascosta, perchè ormai è stata normalizzata, ma questo non vuol dire che sia normale. Anzi, rende l’emergenza ancor più pericolosa».

Si è perso di vista il pericolo legato al consumo di droghe?
«Dal punto di vista sociale sì, mentre i servizi stanno suonando la campanella da anni.

La società intera sembra ormai essere assuefatta dal problema, come se la droga si fosse inserita nel tessuto tanto da illuderci che possa essere la soluzione ai nostri problemi. Nella società continua ad esserci scarsa consapevolezza della diffusione e dei pericoli delle droghe che vengono quindi inglobate come qualcosa di cronicamente presentente e, anche per questo, viene persa la percezione di pericolo. Quella della droga è un’emergenza subdola».

L’età per consumare droga si è abbassata notevolmente?
«Sì ed è un fenomeno che ormai vediamo da una decina di anni. In media, solo ad Ancona, trattiamo all’anno un centinaio di pazienti under 18. Ci sono ragazzi che non fanno solo uso di cannabinoidi, spesso associati al consumo di alcol, ma in via secondaria della cocaina. Tra questi ci sono anche alcuni 14enni».

Quali sono le conseguenze legate al consumo di stupefacenti?
«Chi fa uso d sostanze cambia il modo di vedere il mondo e di realizzarsi nel rapporto con gli altri. Nei giovani il consumo è distruttivo per la costruzione della personalità in un momento in cui si dovrebbe acquisire le doti da spendere poi nella vita. Il cervello si matura insieme all’esperienza e se le esperienze sono limitate e coatte, ci si abitua a perdere la capacità di pensieri più evoluti, di interscambi allargati. Le relazioni finiscono per deteriorasi e viene meno la capacità della persona di realizzarsi». 

Qual è il rischio maggiore?
«Che sopratutto tra i giovani l’uso di droghe non rappresenti una fase transitoria e che il consumatore, grande o piccolo che sia, rimanga impigliato nella rete che diventa poi patologica».

Quali sono i motivi che portano un giovane ad avvicinarsi al mondo degli stupefacenti?
«Soprattutto rabbia e noia ma le situazioni sono molto eterogenee, così come le fasce di età di consumatori». 

In che senso?
«Con il fatto che ormai si tende a vedere la droga come una normalità entrata nella nostra società, le situazioni che vediamo sono molto diverse tra loro. La fascia compresa tra i 16 e i 26 anni è la più rappresentativa ma nel 2021 nel range 30-35 anni abbiamo avuto 35 segnalazioni. E non sono poche, se si pensa che quella fascia dovrebbe rappresentare dei potenziali genitori. Questo ci dà il senso di come sia difficile far passare dei messaggi di pericolo quando gli adulti stessi vengono segnalati come assuntori. L’ampia diffusione degli stupefacenti rende più difficile il ruolo preventivo e un intervento precoce».

E quindi come procedere?
«Va tenuta alta la guardia, ma proprio per la portata trasversale del fenomeno i servizi vanno riorganizzati perchè sono aumentati i problemi di gestione. Stiamo cercando di aumentare gli interventi di prevenzione, per i servizi si tratta di un grande sfida davanti a questo scenario».

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