La siccità colpisce il tartufo dei Sibillini, crolla la raccolta, i prezzi sono triplicati. Il bianco è quasi introvabile

La siccità colpisce il tartufo dei Sibillini, crolla la raccolta, i prezzi sono triplicati. Il bianco è quasi introvabile
La siccità colpisce il tartufo dei Sibillini, crolla la raccolta, i prezzi sono triplicati. Il bianco è quasi introvabile
di Francesco Massi
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Lunedì 21 Febbraio 2022, 08:45

COMUNANZA - Anno orribile per la produzione di tartufi di tutte le specie nel territorio pedemontano e collinare dei Sibillini, con la conclusione della stagione, in questi giorni, con la raccolta del nero pregiato, la tipologia coltivata nelle tante tartufaie esistenti. La siccità notevole dell’estate scorsa, con la mancanza di piogge per lungo tempo e le alte temperature, ha inaridito i terreni rendendo scarsissima la raccolta. A fare il punto sulla situazione è Serafino Fioravanti, micologo, docente, tartuficoltore, fondatore e presidente dell’associazione Tartufai-Tartuficoltori dei Sibillini, che diffonde la conoscenza dei tartufi, la coltivazione, il corretto uso in cucina, contribuendo alla valorizzazione ed alla promozione del territorio che li produce.

 
La raccolta 
Per il tartufo estivo o scorzone il periodo di raccolta è stato più breve ma discreta. Quella del bianco pregiato, il più costoso, ricercato e quasi impossibile da coltivare, è stata molto scarsa. I prezzi al cliente sono aumentati dai cinque ai settemila euro al chilo. Lo scorzone autunnale quasi assente con prezzi anche di 700 euro al chilo invece dei 200. Scarsità anche per il nero pregiato, la cui stagione si conclude a metà marzo. La raccolta è un terzo rispetto l’anno precedente e prezzi lievitati dai 600 ai 1000 euro al chilo, con concorrenza della Spagna, dove ci sono tante tartufaie con la possibilità d’irrigazione. 


I divieti
Aspetto questo inesistente nell’area dei Sibillini per le difficoltà ad istallare impianti irrigatori, vista la forma dei terreni. Da considerare che la vasta area pedemontana e collinare dei Sibillini delle province di Ascoli e Fermo è una delle più dense di tartufaie a livello nazionale, con diverse centinaia di ettari. 


La coltivazione
«La coltivazione del nero pregiato - sottolinea Fioravanti - è un’attività agricola, svolta come principale o in aggiunta ad altre.

Quindi la mancanza di reddito è stata notevole. Molte migliaia di euro perse per i coltivatori e a cascata ricadute molto negative su tutta la filiera: commercianti, trasformatori e ristoratori. La coltivazione del tartufo – ricorda Fioravanti – è un’attività rischiosa e impegnativa. I costi d’impianto di una tartufaia sono alti, occorre analizzare anche la tipologia di terreno, poi la produzione comincia solo dopo 7-10 anni, inoltre c’è molto lavoro continuo e occorre attrezzatura adeguata per curarla bene».


I timori
La preoccupazione ora è che la siccità possa ripetersi anche nella stagione prossima. Basta vedere le temperature di questi giorni dove a mezzogiorno si toccano quasi venti gradi centigradi. Intanto l’associazione è impegnata a diffondere la cultura del tartufo a livello internazionale. Nei giorni scorsi un gruppo di allieve dell’università del New Hampshire presenti ad Ascoli Piceno per un corso di cultura italiana, accompagnato dalla docente Silvia Senesi, ha visitato la tartufaia di Fioravanti, dove sono state illustrate le caratteristiche del nero pregiato, la biologia, la coltivazione e la dimostrazione sul campo della ricerca col cane, per finire con un pranzo a base di tartufo nell’agriturismo Il Borghetto di Montefortino della chef Maria Rosa Nunzi, una delle massime esperte di tartufo in cucina.

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