ASCOLI - Il Piceno Consind non ci sta e presenta ricorso al Consiglio di Stato per impugnare la sentenza del Tar Marche sulla riconsegna del depuratore di Campolungo. Lo scorso mese di aprile, il tribunale amministrativo delle Marche aveva respinto il ricorso del consorzio di industrializzazione che si opponeva alla restituzione dell’impianto. Una decisione che era arrivata a quasi un anno di distanza da quando, nel maggio del 2022, i giudici amministrativi non avevano concesso la sospensiva dell’efficacia del decreto con il quale l’Ato affidava la gestione del depuratore alla Ciip richiesta dal Consind che sosteneva, tramite il proprio consulente legale, l’avvocato Vito Iorio, l’esistenza di vizi formali nell’emissione del decreto.
Il contenzioso
Ora, dunque, il contenzioso si arricchisce di un altro capitolo giudiziario con il ricorso davanti al Consiglio di Stato chiamato a scrivere la parola fine su un braccio di ferro tra i due enti che si trascina da un anno e mezzo e innescato dell’entrata in vigore della legge regionale del 2011, aveva stabilito la restituzione del depuratore da parte del Consind entro il 31 marzo del 2022 per poi affidare la gestione dello stesso alla Ciip.
Il debito
Somma che avrebbe dovuto abbattere parte del debito accumulato dal Consind nei confronti della società che aveva gestito l’impianto fino al 24 marzo. Come conseguenza, ci fu il ricorso al Tar intentato da Consind e la richiesta di sospensiva del decreto dell’Ato di affidamento dell’impianto alla Ciip. Nell’aprile del 2022, il Tar delle Marche nel non concedere la sospensione dell’efficacia del provvedimento, nel maggio successivo, in via cautelare, aveva imposto al Consind la restituzione dell’impianto di depurazione e i relativi collettori, i bypass del depuratore, il collettore di Castel di Lama, le opere presso una azienda della zona e le condotte dell’area Marini per un importo di milione e ottocentomila euro.