Addio ad uno degli olmi più vecchi. Ascoli, città sempre meno green. Ecco dove gli alberi sono stati tagliati e mai rimpiazzati

Addio ad uno degli olmi più vecchi. Ascoli, città sempre meno green. Ecco dove gli alberi sono stati tagliati e mai rimpiazzati
Addio ad uno degli olmi più vecchi. Ascoli, città sempre meno green. Ecco dove gli alberi sono stati tagliati e mai rimpiazzati
di Roberto Cestarelli
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Mercoledì 25 Agosto 2021, 09:47 - Ultimo aggiornamento: 09:48

ASCOLI  - In questi ultimi anni la motosega ha infierito su alberi malati, irrecuperabili o ritenuti pericolosi, eppure, nonostante il tempo trascorso, ancora non sono stati sostituiti. «Ad Ascoli, quando un albero muore ed è abbattuto, quasi mai è sostituito da una nuova pianta». 


È la triste denuncia di ascolani sensibili ai problemi ambientali. Passeggiando per le strade cittadine perché si ha modo di accertare che in viale Treviri, in piazza Ventidio Basso, nei viali De Gasperi e Vellei, in via Luciani, in Piazza Matteotti e via Napoli, per citarne alcune, tra platani, tigli, lecci, ligustri, ippocastani e conifere, molte sono le essenze che mancano all’appello. Un altro albero che rischia l’abbattimento, si trova nella nostra città, in area privata, sul lato est di via Erasmo Mari, angolo con via Cola D’Amatrice. È’ uni dei più vecchi della città. La Regione fece il censimento delle essenze esistenti e, l’albero, nel 2015, fu inserito nell’apposito elenco e classificato come Olmo Siberiano (Ulmus pumilia).

Ultimamente, però, l’olmo si presentava completamente spoglio, come se fosse secco. Stante ciò, la proprietaria dell’area, signora Anita Molinini, nel giugno scorso affidò l’incarico al dottore forestale Giorgio Marini e al professor Camillo Di Lorenzo perché effettuassero un sopralluogo finalizzato a valutare le condizioni dell’esemplare monumentale di olmo esistente nel suo giardino. Sulla base della relazione ed ottenuta l’autorizzazione dalle varie istituzioni (Comune, Regione Marche, Corpo Forestale e Ministero), i due tecnici incaricati e il maresciallo Luca Bagnara dei Carabinieri Forestali di Ascoli, presente la ditta che eseguirà i lavori, ieri mattina, si sono ritrovati sul posto per procedere alle prime fasi di potatura. «L’analisi visiva della pianta – ha esordito il Giorgio Marini – evidenzia che circa il 90% della pianta è ormai secca.

Il disseccamento è iniziato dalla chioma per poi diffondersi sempre più in basso. Il complesso dei sintomi rilevati – prosegue Giorgio Marini – è ascrivibile alla malattia fungina denominata “grafiosi dell’olmo” (Graphium ulmi) che ha come agente eziologico un parassita che svolge la sua attività a livello dei vasi conduttori, determinandone l’occlusione». 


«L’olmo siberiano – gli fa eco Camillo Di Lorenzo - è stato introdotto in Italia perché resistente alla malattia fungina dell’olmo che ha colpito e decimato le popolazioni di Olmo soprattutto quello campestre (Ulmus minor) nell’immediato dopoguerra. Alla base del tronco vi è un vigoroso succhione che sarà conservato in modo che possa raccontare alle persone, ai giovani in particolare, la vita di un grande patriarca e la sua storia che si conserva all’interno dei tessuti e degli anelli di accrescimento». Nel riprendere la parola, Giorgio Marini ha tenuto ad evidenziare che: «Al termine dell’intervento, molto probabilmente rimarrà ben poco del fusto della pianta e delle sue branche perché, com’è possibile vedere, rasenta la capitozzatura se non l’abbattimento totale dell’esemplare».

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