Vaccini bluff, indagata dirigente dell’Ars. E' legata all’infermiere arrestato e gli diceva: «Hai 10mila euro in cassetta»

La targhetta all’ingresso dell’ufficio della Spazzafumo all’Ars
La targhetta all’ingresso dell’ufficio della Spazzafumo all’Ars
di Lorenzo Sconocchini
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Martedì 11 Gennaio 2022, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 17:15

ANCONA - Tocca anche i palazzi della sanità regionale l’indagine sui Green pass ottenuti con finte vaccinazioni. Tra gli indagati a piede libero, una ventina, che si aggiungono ai destinatari delle 50 misure cautelari, figura anche la dottoressa Liana Spazzafumo, 60 anni, originaria di San Benedetto del Tronto, dirigente regionale in servizio all’Agenzia regionale sanitaria, dov’è responsabile dei flussi informativi sanitari e monitoraggio Ssr.

 
I reati ipotizzati
Per lei la procura ipotizza, in concorso con l’infermiere Emanuele Luchetti, i reati di corruzione, falso ideologico e peculato.

Ieri il suo ufficio in Regione, nella stanza 318 di via Gentile da Fabriano 3, è stato visitato dai poliziotti della Mobile, che le hanno sequestrato il cellulare e altri supporti informatici. Perquisito pure l’appartamento di Montemarciano, dove a volte soggiornava anche l’infermiere Emanuele Luchetti.

Nell’alloggio sarebbero state sequestrate diverse migliaia di euro in contanti. Proprio la relazione tra l’infermiere dei vaccini-bluff e la dirigente dell’Ars viene citata nell’ordinanza tra i motivi che giustificano la misura cautelare per il rischio di inquinamento delle prove.

«Sono emersi rapporti stretti e personali tra Luchetti e funzionari di rilievo in ambito sanitario come Liana Spazzafumo, dirigente presso l’agenzia regionale sanitaria», circostanza che per il giudice potrebbe comportare «concreto pregiudizio dell’attività d’indagine volta a comprendere quante persone siano in possesso di un falso Green Pass».


Perché i circa 60 finti vaccini accertati per ora potrebbero essere solo l’affiorare di un sommerso più ampio. «E’ ragionevole ritenere - parole del gip Masini - che l’approfondimento degli elementi raccolti dalla Pg consenta di fare luce su più vasti e inquietanti scenari, essendo plausibile che le condotte criminose si protraggano da tempo».


La dottoressa Spazzafumo, che ieri davanti agli investigatori avrebbe ostentato sicurezza di poter dimostrare la propria estraneità ai reati, era al corrente degli affari del suo amico infermiere. L’11 dicembre, in una telefonata intercettata dalla Mobile, i due parlano di alcuni conoscenti che si sono infettati. «Tutte ‘ste persone che hanno fatto il vaccino da te... Il rischio ce l’hanno molto alto - dice la Spazzafumo -. Eh, c... loro! Perché poi il rischio c’è, adesso gira un bel po’». Il suo interlocutore ne conviene: «E ‘na Madonna...». 


Il tesoretto
In un’altra telefonata, il 7 dicembre, si parla esplicitamente di soldi. «Diecimila euro c’hai adesso nella cassetta», dice la Spazzafumo all’infermiere. «Oh, che carina, tonde tonde?», chiede lui ottenendo una risposta che allude a qualche obiettivo concordato. «Sei arrivato a diecimila e oggi è il 7 di dicembre, io te l’avevo detto, lo fai prima, lo fai prima». La dirigente dell’Ars, quando avrà modo di provare a discolparsi, dovrà spiegare il significato di un’altra sua frase: «Adesso posso pescare, posso pescare dai soldini momy eh».
Un’altra dipendente della sanità regionale, Maria Grazia Papponcini, 60 anni di Montemarciano, impiegata dell’Asur addetta al rilascio del ricettario rosso, figura invece tra i 45 indagati sottoposti a obbligo di dimora nel proprio comune. Secondo le confidenze fatte da Luchetti all’odontoiatra Carlo Miglietta, che registrava le conversazioni, avrebbe ricevuto gratuitamente il finto vaccino, perché «è una persona che può sempre tornare utile».

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