Morto a 18 anni, l'appello della madre: «Il rombo delle moto per salutare Luca, deve sentire quello e non i pianti»

Morto a18 anni, l'appello della madre: «Il rombo delle moto per salutare Luca, deve sentire quello e non i pianti»
Morto a18 anni, l'appello della madre: «Il rombo delle moto per salutare Luca, deve sentire quello e non i pianti»
di Sabrina Marinelli
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Martedì 24 Maggio 2022, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 08:03

SENIGALLIA - «Vorrei che Luca fosse salutato con il rumore delle moto». A parlare è la mamma di Luca Bergamaschi, il 18enne morto sabato a Ostra dopo un incidente con la sua Beta 300. Oggi alle 15 in Duomo ci sarà il funerale e lei si rivolge agli amici per fare quest’ultimo omaggio al giovane centauro perché il rombo, che lui tanto adorava, sovrasti il pianto di un dolore indicibile. «Martedì (oggi, ndr) alle 15 vorrei quanti più ragazzi con le moto e motorini accesi davanti alla chiesa – dice – perché mio figlio deve sentire quel rumore assordante, che amava troppo, e non i pianti di mamma, papà, delle sorelle e dei suoi amici». 

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La ribellione 

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In tanto dolore ha trovato però un ultimo pensiero per il suo Luca. Per il resto è annientata dal dolore. «Se mi strappassero il cuore con le mani non sentirei così male – aggiunge – il dolore è immenso, vorrei essere io in quella maledetta bara io, non mio figlio, non Luca mio. Non si può morire a 18 anni appena compiuti. Luca ha bisogno di mamma e mamma ha troppo bisogno di Luca. Vorrei indietro il mio Luca Gjergji». Gjergji, questo il suo secondo nome, con cui la madre lo ricorda. Non ha dubbi su cosa sia accaduto. La moto era nuova, era il regalo di compleanno, ma Luca l’aveva già usata e sapeva guidare. «Quel maledetto tombino e Luca non c’è più – conclude la madre - non avevo paura, mio figlio e la sorella maggiore usavano la moto con prudenza perché il padre, motociclista, ha insegnato a entrambi a guidarla». Papà Daniele l’aveva seguito anche quel maledetto sabato pomeriggio, non l’aveva lasciato andare da solo in moto nonostante Luca ne fosse capace. Voleva seguirlo, stargli dietro, dargli qualche consiglio più nel caso fosse servito.

Il destino 

Un genitore molto scrupoloso ma tanta attenzione non è bastata a sottrarre Luca da un destino crudele. In via dell’Industria a Casine di Ostra è morto davanti agli occhi del padre. Ha sbandato, la moto è finita contro un albero e lui è stato sbalzato a terra. La sua giovane vita si è spezzata in un attimo. Poco distante quel tombino che, secondo gli amici e anche secondo la famiglia, sarebbe stato la causa di tutto. È sporgente rispetto all’asfalto e il giovane centauro avrebbe perso l’equilibrio proprio lì. Ne è certa la mamma, consapevole di quanto Luca fosse responsabile in tutto anche e soprattutto alla guida. La dolcezza di Luca, più volte ricordata dagli amici, dai compagni di scuola e di sport, rispecchia quella della madre. Una donna consumata dal dolore, il più atroce per un genitore, garbata e gentile anche quando avrebbe tutte le ragioni per non esserlo, visto che l’è stato strappato quanto di più caro aveva. 

Chiede solo di far sentire al suo Luca un’ultima volta, il rumore della moto che tanto amava e che, per una tragica fatalità gli è costata la vita. Poco prima delle 15 quindi, orario di inizio della cerimonia funebre, la madre spera che tanti amici possano essere schierati in sella a moto e motorini accesi per accogliere l’arrivo del feretro. L’appuntamento è al Duomo, la parrocchia della famiglia Bergamaschi che dopo aver vissuto un periodo a Sant’Angelo si è trasferita in centro storico. Luca, oltre ai genitori, lascia anche due sorelle.

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