ANCONA - Nuova bagarre giudiziaria per Simone Bonci. Dopo la condanna a due anni e mezzo per corruzione (sentenza irrevocabile), è stata la procura della Corte dei Conti a portare di nuovo in aula il geometra, un tempo impiegato all’Ufficio Manutenzioni, Frana e Protezione Civile del Comune e accusato di aver dato vita a un sistema basato sull’affidamento di appalti manutentivi in cambio di soldi, lavori edili nel suo appartamento di via Crivelli (tra la cui fornitura di un bagno super lusso) e regali vari. Il vice procuratore, la dottoressa Mariaconcetta Pretara, con invito a dedurre ha richiesto al presidente di sezione anche il sequestro conservativo nei confronti di Bonci fino alla concorrenza di 434.965,90 euro.
Il danno erariale
Una cifra monstre legata al danno erariale che la procura contesta al geometra e comprensiva di tutti quei lavori affidati dall’amministrazione comunale a ditte compiacenti e, per l’accusa, parzialmente eseguiti, non iniziati per nulla o liquidati con cifre superiori alla reale portata dall’intervento.
Le accuse
Nell’invito a dedurre, il geometra viene indicato come colui che «ha creato, unitamente ad altri dipendenti ed amministratori comunali, un vero e proprio sistema volto ad una gestione illecita delle risorse pubbliche, in particolare per quanto riguarda la gestione degli appalti pubblici. In particolare, il Bonci con artifici e raggiri consistiti nel predisporre falsa documentazione (lettere di affidamento, documentazione contabile) relativa ai lavori suindicati, induceva in errore il Comune di Ancona, che liquidava per intero opere non realizzate ovvero parzialmente eseguite e comunque liquidate per importi notevolmente superiori al valore reale dei lavori eseguiti. Ciò al fine di avvantaggiare talune imprese compiacenti». Il tutto, a discapito, dunque, delle casse del Comune dorico. Al geometra è stato contestato un danno sia di natura patrimoniale che non patrimoniale. Dopo un brevissimo periodo passato a Montacuto, per via della sentenza diventata definitiva, ora Bonci è libero: gli deve essere data la possibilità di formulare un’istanza per ottenere misure alternative alla detenzione. Oltre a lui, lo scorso novembre, hanno definito la posizione due imprenditori, accusati di corruzione. Hanno patteggiato un anno e dieci mesi Marco Duca, di Cupramontana, e l’abruzzese Carlo Palumbi. Rinviati a giudizio altri tre imprenditori: Tarcisio Molini, di Cingoli, l’anconetano Francesco Tittarelli e Moreno Ficola di Porto Recanati.
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