JESI I bulli sono scatenati in città. Domenica sera è tornata la paura, in questo caso al parco Esedra dove alcuni ragazzini sono stati costretti a cedere circa 200o euro a un loro coetaneo. Intanto potrebbe essere ormai alle corde il branco che semina terrore al parco. Sono braccati dagli investigatori i sette ragazzi che giovedì notte ai giardini pubblici di Jesi hanno aggredito i due giovani, entrambi 21enni, mandandoli al pronto soccorso, uno con una microfrattura allo zigomo e l’altro con un trauma cranico. Quattro di loro sono stati riconosciuti dalle vittime dell’agguato. I carabinieri, che si occupano delle indagini, hanno chiamato a testimoniare anche le due ragazzine che erano al parco quella sera.
L’appello
«Non vogliamo vendetta – ha ribadito ieri una delle vittime – vogliamo solo che quei sette non restino impuniti».
Il 21enne aveva già raccontato al Corriere Adriatico i momenti terribili dell’aggressione: «La sera dell’accaduto, giovedì scorso, si sono avvicinati a noi per chiedere una sigaretta. Gliel’abbiamo data. Ma a loro non è bastata, hanno iniziato a metterci le mani nelle tasche. Al mio amico hanno rubato le sigarette, a me per fortuna non sono riusciti a sfilare il portafoglio. Abbiamo cercato di defilarci, ma ci hanno accerchiato». I due giovani sono stati presi a calci a pugni. Sette contro due. «A un certo punto è volata anche una bottiglia di spumante, per fortuna sono riuscito ad evitarla». Con loro anche due amiche. «Si sono spaventate tantissimo. Le avevamo raggiunte per festeggiare insieme un compleanno».
Le due ragazzine, fuggite per lo choc, sono però riuscite a chiamare i Carabinieri. «Quando sono arrivati - ancora il ricordo da brividi - i sette erano già fuggiti verso l’Arco Clementino. Ma siamo riusciti a guardarli in volto, due li conoscevamo già, altri due li abbiamo riconosciuti in caserma». Anche le giovani sono state convocate per testimoniare. «È assurdo – si era sfogato un genitore con il nostro giornale –, mia figlia è tornata a casa in lacrime, vogliamo una città più sicura per i nostri figli». Dei sette, quattro componenti del branco sono stati identificati. «Uno di loro l’ho incontrato il giorno dopo, quando sono tornato a prendere l’auto (il giovane era stato portato al pronto soccorso di Jesi dai genitori quella sera, ndr), era da solo, quando mi ha visto è fuggito».
La prova di coraggio
Non ha paura il 21enne, che continua ad uscire normalmente. «Siamo arrabbiati, ma non cerchiamo vendetta. Non abbiamo conti in sospeso con nessuno. Vogliamo solo giustizia, che paghino per quello che ci hanno fatto». Intanto cresce l’apprensione tra i genitori. «Un’escalation di violenza preoccupante – dicono – chiediamo che venga implementato il sistema di videosorveglianza».