Ancona, picchiato dal branco in via Matteotti: Ibrahim ora ha paura. «È stata come una spedizione punitiva»

Ancona, picchiato dal branco in via Matteotti: Ibrahim ora ha paura. «È stata come una spedizione punitiva»
Ancona, picchiato dal branco in via Matteotti: Ibrahim ora ha paura. «È stata come una spedizione punitiva»
di Andrea Maccarone
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Martedì 7 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16:33

ANCONA - Non una parola che possa far pensare ad un’aggressione a sfondo razziale. Nessuna ruggine pregressa tra i due gruppi. Il violento assalto che si è consumato intorno alla mezzanotte di venerdì in via Matteotti ai danni di tre giovani stranieri residenti in città sembrerebbe avere i contorni di una spedizione punitiva senza motivi specifici. 

 
La dinamica


Dopo aver giocato una partita di calcio a Loreto, la comitiva composta da un senegalese, un albanese, un sudamericano e Ibrahim, 22enne del Mali, stava rientrando a casa in auto.

Mentre si dirigevano verso la zona di Villarey per accompagnare il giovane albanese, si accorgono di essere seguiti da una Mercedes con a bordo due ragazzi. Una volta arrivati a destinazione accostano l’auto al marciapiede per far scendere l’amico, ma in quel momento vengono affiancati dall’altro mezzo. I due gruppi si guardano. Restano in silenzio. Il ragazzo albanese va verso casa. A quel punto la Mercedes arretra e lascia che l’auto con a bordo Ibrahim e gli altri due riprenda la marcia. 


L’assalto


I tre proseguono lungo via Matteotti per l’ultima sosta all’incrocio con via Matas dove abitano Ibrahim e l’amico senegalese. Accostano di nuovo, ma non fanno in tempo a scendere che subito vengono avvicinati dalla Mercedes da cui esce il passeggero che si lancia sui tre. «In un primo momento ho pensato che ce l’avesse con noi perchè avessimo parcheggiato male - ha raccontato Ibrahim -, poi ho capito che le cose si stavano mettendo molto male». Nel frattempo l’autista della Mercedes era ripartito a tutta velocità, per tornare con i rinforzi. Stavolta dall’auto scendono cinque persone. «Avevano delle bottiglie in mano - prosegue Ibrahim - hanno prima cominciato a prenderci a male parole. Poi sono volati calci e pugni. Li sentivo parlare benissimo in italiano, non sembravano stranieri». Un’escalation di violenza senza alcun motivo. Mentre Ibrahim cercava di ripararsi dai colpi, uno dei suoi due amici è riuscito a telefonare alla polizia. Ma nel frattempo il giovane malese era stato raggiunto da una bottigliata in testa che gli ha provocato una profonda ferita. Alla vista del sangue gli aggressori sono risaliti in macchina e sono scappati. Nel mentre è arrivata la polizia e un’ambulanza che ha subito soccorso Ibrahim ancora a terra dolorante. 


La paura 


Trasportato in ospedale gli sono stati applicati sei punti di sutura e 30 giorni di prognosi. «Adesso ho paura - sospira il ragazzo - sto pensando di lasciare Ancona». La sconfitta dell’integrazione. Ibrahim, infatti, vive ad Ancona da cinque anni e ha un lavoro a tempo indeterminato. Gioca a calcio in terza categoria e ha molti amici in città. Arrivato in Italia in uno dei barconi della speranza, ha avuto la forza di lasciarsi alle spalle un’infanzia difficile per aprirsi ad una nuova vita.

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