ANCONA - Assolto perché totalmente incapace di intendere e di volere al momento dei fatti contestati dalla procura. È il tenore della sentenza emessa ieri mattina dal gup Paola Moscaroli nei confronti di Michel Santarelli, il 26enne jesino accusato di essersi introdotto – all’alba dello scorso 3 luglio – nell’appartamento dei vicini, in via Saveri, uccidendo con un frammento di vetro della finestra che aveva infranto a mani nude la 69enne Fiorella Scarponi (colpita al gola) e ferendo gravemente il marito, Italo Giuliani, al collo e alla testa.
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Il 75enne, presidente dalla Polisportiva Libertas di Jesi, è morto poco più di un mese fa all’hospice di Fabriano, dove era ricoverato per una patologia che lo aveva attaccato ben prima dell’aggressione subita da Santarelli.
La mattina del delitto, Santarelli avrebbe agito dopo aver maturato la convinzione «di essere al centro di una complotto ordito contro di lui da una setta, in un pullulare di intuizioni e percezioni deliranti, che connotano la realtà esterna come minacciosa e foriera di incombenti pericoli per la sua vita». Non ci sarebbe stato movente. Il processo si è tenuto con il rito abbreviato, come chiesto dagli avvocati difensori Vittoria Sassi e Mauro Buontempi. Le tre figlie dei coniugi si sono costituire parti civile tramite l’avvocato Marina Magistrelli. «Non ci diamo pace per quanto avvenuto: non si doveva arrivare al punto di far capitare quanto accaduto» hanno fatto sapere tramite il loro avvocato.
Il giorno prima dell’udienza, una figlia della coppia ha presentato un esposto in procura per evidenziare un nesso causale tra la morte di Giuliani e l’episodio di violenza subito a luglio. Dal giorno dell’aggressione, per lui – come riportato nel documento – sarebbe iniziato «un calvario» iniziato con la sospensione (per via delle lesioni) delle terapie per contrastare la patologia di cui era affetto. «Non si è mai più ripreso – si legge – anzi, il suo stato di salute si è sempre più aggravato» fino ad arrivare al definitivo ricovero all’hospice di Fabriano.