Michel è confuso davanti ai magistrati, ma le figlie di Fiorella hanno paura: «Può farlo di nuovo»

Michel è confuso davanti ai magistrati, ma le figlie di Fiorella hanno paura: «Può farlo di nuovo»
Michel è confuso davanti ai magistrati, ma le figlie di Fiorella hanno paura: «Può farlo di nuovo»
di Talita Frezzi e Lorenzo Sconoccchini
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Martedì 7 Luglio 2020, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 8 Luglio, 11:12

JESI - Michel Santarelli cerca di rispondere alle domande del giudice, ma è confuso, prova a dire che non si è reso conto di quel che faceva a quei poveri vicini di casa. Poi si interrompe e torna a chiudersi in un mutismo quasi assente.

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Non dura molto l’udienza di convalida degli arresti, tenuta ieri mattina nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Carlo Urbani, dove il giovane di 25 anni è piantonato da venerdì, poche ore dopo il massacro di via Saveri. Il gip Sonia Piermartini ha convalidato l’arresto, disponendo la misura cautelare della detenzione nella struttura almeno fino a quando le condizioni psichiche del ragazzo non saranno compatibili con il carcere. I reati contestati sono potenzialmente da ergastolo: omicidio volontario e tentato omicidio con l’aggravante dei motivi futili e abietti, per un delitto apparso subito senza traccia di un movente.
 
Lo assistevano gli avvocati Mauro Buontempi e Vittoria Sassi, che non hanno ancora chiesto una perizia psichiatrica. «Non ho ancora visto il provvedimento del gip - si limita a dire Buontempi - e in questa fase posso solo esprimere tutto il dispiacere che i familiari del nostro assistito provano e la loro partecipazione al dolore della famiglia Giuliani. Capiscono bene che sono due tipi di dolore differente, ma davvero la loro vicinanza alle vittime è intima e sincera».
Il dolore
Ma sembra ancora presto, con i funerali di Fiorella da fissare e Italo ancora ricoverato a Torrette, per un riavvicinamento tra le due famiglie coinvolte nella tragedia compiuta all’alba di venerdì. «Siamo sprofondati nelle tenebre più oscure che si possano immaginare, nostra madre era un’anima gentile, aveva un cuore grande. Non meritava di morire così, nessuno lo meriterebbe», dicevano ieri Tiziana e Ilaria, due delle tre figlie di Italo Giuliani e Fiorella Scarponi, i coniugi aggrediti nella loro abitazione da Michel, un vicino di casa che aveva fatto irruzione nel villino. Italo ha saputo solo domenica che la sua amata Fiorella non ce l’ha fatta. «Ha chiesto continuamente di lei, convinto di averla difesa e che lei fosse ricoverata. Poi con l’aiuto di uno psicologo glielo abbiamo detto. Ed è stato terribile, si è come spento». Italo vuole partecipare al funerale della moglie. «Troverà la forza per esserci - dicono Tiziana e Ilaria - ma in tutte le battaglie che ha affrontato ha sempre avuto mamma al suo fianco, questo lo rendeva forte. Adesso deve affrontare questo da solo, ci siamo noi, c’è l’amore di tantissima gente, ma è un dolore troppo grande».
Ieri pomeriggio si è svolta l’autopsia sulla salma di Fiorella Scarponi, oggi dovrebbe arrivare il nullaosta per la sepoltura. L’esame eseguito dal professor Adriano Tagliabracci, dell’Istituto di Medicina Legale di Ancona, ha accertato che la povera donna è stata uccisa da un fendente alla gola che ha reciso un’arteria importante, provocando un’emorragia copiosissima. Prima di quella ferita mortale, provocata con un pezzo di vetro, la donna è stata colpita più volte, come testimoniano diversi segni di contusione, ma dopo il fendente al collo ha avuto davvero pochissimo tempo, prima di morire dissanguata.
L’addio
I funerali saranno celebrati nella chiesa di San Giuseppe. «Per colpa di quel ragazzo nostro padre è in ospedale e mamma non c’è più - dicono Tiziana e Ilaria -. Il dolore non si cancella con niente. Ma questa situazione terribile che abbiamo vissuto noi non deve viverla più nessuno, se una persona è un pericolo per la società non deve essere libera. Quello che ci è accaduto deve essere una lezione - insiste Ilaria - bisogna prendersi le proprie responsabilità di fronte a una persona pericolosa. Abbiamo paura che dopo un giudizio sulla malattia mentale ci sia qualche anno di terapia, ma che poi questa persona torni libera di fare del male. Non deve accadere, ci deve essere giustizia certa».

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