ANCONA - Riescono a sopravvivere, ma senza evitare la tagliola dei fatturati in caduta libera. La trama sfilacciata dell’emergenza sanitaria non risparmia le micro e piccole imprese doriche. Un baratro dentro il quale era inevitabile finire, un destino ineluttabile che tuttavia la Cna di Ancona vuole dimostrare con l’evidenza dei numeri.
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Elaborando i dati, dal 2018 al 2020, d’un campione di 174 imprese, con almeno tre anni di attività.
La comparazione
Dall’evidenza non si sfugge. Nel 2018 il totale del fatturato di quell’insieme di aziende era di oltre 16,5 milioni di euro, con una media di 94mila euro. Nel 2019 i ricavi erano cresciuti fino a raggiungere i 17,8 milioni, con una media di 102mila euro e la metà delle imprese che non superavano i 42.117 euro. Nel 2020, con l’incedere della pandemia, arriva il fine-corsa: l’anno scorso si è registrato un crollo, fino a scivolare sui 15,7 milioni di euro, con un calo dell’ 11,72% rispetto all’anno precedente e con 90mila euro di media.
Le cifre
Il secondo dato preoccupante, rispetto al 2019, è il numero d’imprese che registrano un incremento di fatturato. Nel 2019 erano 81 su 174; nel 2020 sono solo 41, cioè poco più della metà dell’anno precedente. Il 76% del campione registra, nel 2020, una diminuzione rispetto all’anno prima. «Dalla precedente indagine della nati-mortalità avevamo potuto constatare che le aziende avevano retto il forte colpo inferto dalla crisi-Covid» ricorda Cantori. Che subito sposta l’angolazione: «L’indagine sul campione delle nostre imprese, seppur non rappresentativo, ci dà un’indicazione sulla tendenza che era ampiamente prevedibile: nel 2020 sono riuscite a sopravvivere, ma per le chiusure obbligatorie hanno visto i loro fatturati crollare, nonostante una estate che ha permesso un margine di recupero».
Il divario
Per Cantori il dato più preoccupante «è anche il calo del valore mediano e la distanza con la media, che indica un numero molto grande di imprese che ha sofferto e un piccolo gruppo che invece ha ottenuto risultati discreti: ciò significa che questa crisi sta accentuando quel divario che si era creato anche prima della crisi».