Lanterna Azzurra, discoteca-trappola. Dopo la banda è l’ora dei colletti bianchi: 19 imputati, uno ha scelto di patteggiare

Lanterna Azzurra, discoteca-trappola. Dopo la banda è l’ora dei colletti bianchi: 19 imputati, uno ha scelto di patteggiare
di Lorenzo Sconocchini
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Lunedì 24 Maggio 2021, 04:30

ANCONA - Accertate con una sentenza, sia pure ancora provvisoria, le responsabilità di chi scatenò il fuggi fuggi infernale spruzzando spray al peperoncino per strappare catenine e braccialetti d’oro, adesso resta da capire perché l’evacuazione dalla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo si trasformò in una mattanza. Perché la fuga incontrollata di 1.200 persone, almeno il triplo di quanto non fosse consentito, lasciò sul campo i corpi senza vita di cinque adolescenti e di una mamma che era lì per accompagnare la figlia, piccola fan del trapper Sfera Ebbasta.

 
Compito del processo bis sulla strage dell’8 dicembre 2018, quello sulle presunte responsabilità colpose dei cosiddetti “colletti bianchi”, che oggi a mezzogiorno approderà all’udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Ancona Francesca De Palma. La Procura dorica, con i pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai, ha chiesto il processo per 19 soggetti tra proprietari del locale, gestori (compresa la società Magic Srl in proprio “per non essersi dotata di adeguata struttura organizzativa”), addetti alla sicurezza, tecnici e consulenti, coinvolgendo anche la commissione di vigilanza, presieduta dal sindaco di Corinaldo Matteo Principi, che diede il nulla osta per i pubblici spettacoli all’ex capannone agricolo costruito negli anni ‘50 nella campagna di via Madonna del Piano.


Omicidio colposo plurimo
Sono accusati a vario titolo di reati che vanno dalla cooperazione in omicidio colposo plurimo, alle lesioni in alcuni casi anche gravissime di 197 persone, passando per il falso e il disastro colposo perché – secondo la procura – il locale non poteva essere destinato all’attività di intrattenimento e non garantiva le necessarie condizioni di sicurezza in caso di emergenza. Qualcuno potrebbe chiedere riti alternativi. Si sa ad esempio che Francesco Bartozzi, 32 anni di Montemarciano, amministratore unico della società Magic Srl, aveva manifestato l’intenzione di patteggiare e si vedrà nell’udienza di oggi se la richiesta verrà formalizzata e se avrà il nulla osta della Procura.


Il Reparto operativo
I pubblici ministeri, confortati dalla minuziosa indagine condotta sul campo dai carabinieri del Reparto operativo di Ancona, gli stessi che sono riusciti a catturare la banda dello spray arrivata dalla Bassa Modenese, si sono convinti che alle responsabilità degli strappatori di collanine condannati in primo grado nel luglio scorso a pene tra i 10 e 12 anni, si sovrappongono le colpe di chi radunò tanta folla in un locale con uscite di sicurezza clamorosamente inadeguate, di chi avrebbe dovuto controllare con scrupolo l’idoneità del locale e invece lasciò passare, di chi si rivelò del tutto inadeguato nel gestire l’evacuazione d’emergenza. Di chi insomma per «negligenza, imprudenza e imperizia» ha fatto in modo (o solo permesso) che la Lanterna Azzurra si trasformasse in una trappola mortale. La discoteca di Corinaldo infatti, secondo l’atto d’accusa della Procura, era un «locale totalmente inidoneo sia dal punto di vista strutturale, che da quello giuridico, all’uso cui era destinata». 
La fuga incontrollata delle circa 1.200 persone che affollavano il locale (autorizzato per ospitarne 871 in tutta la discoteca, ma solo 459 nella sala 1, dov’era atteso Sfera Ebbasta, mai arrivato a Corinaldo) finì in tragedia con sei vittime calpestate dalla folla «anche a cagione delle carenze strutturali e dell’inadeguatezza dei locali». La Procura fa riferimento in particolare al «cedimento delle balaustre ai lati della rampa d’uscita», dovuta anche a scarsa manutenzione, che provocò «la precipitazione delle persone accalcate» e la rovinosa caduta di quelle «presenti sui gradini al termine della rampa». 
È una delle carenze più gravi rilevate nella perizia redatta dal colonnello Marcello Mangione, ingegnere del Genio dei carabinieri, il consulente incaricato dalla Procura di verificare il rispetto delle normative di sicurezza alla Lanterna Azzurra, un ex capannone agricolo che secondo le indagini non avrebbe neanche ottenuto la variazione di destinazione d’uso, anche se ormai da decenni era stato trasformato prima in balera e poi in clubbing di musica per giovani.


La rampa ripida
La perizia Mangione ha evidenziato numerose irregolarità dell’uscita 3 (rampa troppo ripida, gradoni irregolari, porte troppo basse, fondo sdrucciolevole e altro) su cui però nulla ebbe da ridire la Commissione unica di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo dell’Unione dei Comuni Misa-Nevola, che il 12 ottobre 2017 diede disco verde per la licenza chiesta dalla Magic Srl. 

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