Il Monumento ai Caduti assediato dai vandali: dai versi di Leopardi a Sfera Ebbasta, ma anche disegni osceni

Una delle scritte comparse sulle colonne del Monumento
Una delle scritte comparse sulle colonne del Monumento
di Michele Rocchetti
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Martedì 28 Settembre 2021, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 15:18

ANCONA - Disegni più o meno sconci, ingiurie, attestati di presenza, versi poetici, dichiarazioni d’amore. Non ha fatto in tempo ad essere ripulita dalle scritte che da tempo la insozzavano, che la parte più interna del Monumento ai Caduti del Passetto è tornata ad essere la lavagna su cui i giovani, quasi esclusivamente loro, non riescono proprio a fare a meno di lasciare un segno tangibile della propria esistenza. Perché è questo che vogliono. Fortemente. Non tanto vandalizzare, quanto dire: «Io sono qui. Con i miei pensieri, le mie emozioni, le mie capacità, le mie paure. Voglio che tutto il mondo lo veda. Perciò scrivo dove tutto il mondo possa vederlo. Senza rispetto di quello che è patrimonio di tutti. Perché così è più facile farmi notare».  

 
Basta leggere e tutto appare subito chiaro.

La stragrande maggioranza delle scritte appartiene a chi ha premura di far sapere che in un qualche momento della storia era presente lì, in corpo e in spirito. Lo fa vergando le proprie iniziali o il proprio nome, più raramente nome e cognome, accompagnato da una data, talvolta dal luogo di provenienza, sovente, se qualcuno tante volte non l’avesse capito, dall’epigrafe “era qui”, o da quella più internazionale “was here”. Molte sono ragazze. Poi ci sono gli innamorati, che dopo aver passato la serata a tubare all’ombra sacrario, tengono a far sapere a tutti del loro legame sentimentale apponendo i propri nomi uniti da un +, da una E, o dal simbolo di un cuore. 


Quindi ecco i poeti, che lasciano versi personali o altrui, come espressione del proprio essere o delle proprie sensazioni. Si va da un Leopardi rivisitato (volutamente o per scarsa memoria?) in rosa fluo (“E in questa immensità il pensier mio s’annega, e in questo mare il navigare m’è dolce”), fino alle “Notti” di Sfera Ebbasta (“Ho giurato a tutti che sarei stato me stesso”). Altra categoria sono gli artisti, autori di disegni, ritratti e autoritratti, che sarebbero anche apprezzabili se solo fossero collocati in altro contesto, come per esempio un albo a fumetti. Infine ci sono i maleducati. Quelli che devono sfogare la propria rabbia e senso di inadeguatezza tracciando diti medi, simboli fallici, bestemmie, imprecazioni. Ciò si concentra nella zona dell’altare, la parte più intima e nascosta del Monumento ai Caduti, dove l’occhio delle telecamere, ma anche quello dei passanti, difficilmente può arrivare. Le pareti esterne sono invece intonse. Come pure le panchine della pineta e quelle dei laghetti. Ad eccezione di una, dove campeggia lo slogan storico-politico “Divide et impera”. C’è da chiedersi se si tratti di una sorta di pudore oppure paura di essere visti da qualcuno.

E quanto questo, dopo l’esempio negativo che comunque è arrivato, possa durare. Ad ogni modo va detto che di scritte brutte e incomprensibili, spesso affiancate da quelle degli ultras dell’Ancona, se ne trovano soltanto sulle pareti e le porte dei bagni della pineta, sui pali della luce, quando non sono ricoperti da annunci e manifesti abusivi, sul muraglione dietro l’area giochi della pineta, su quello retrostante la pista di pattinaggio, dove fanno a cazzotti con il bel murale realizzato più sotto durante Ancona Crea, e in qualche segmento della scalinata che scende verso la spiaggia. Si tratta però, per lo più, di scritte vecchie, sbiadite dal tempo. E lungo la scalinata è maggiormente frequente trovare le dichiarazioni d’amore di chi lì, una notte, si è scambiato un bacio al chiaro di luna.

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