ANCONA - La vigilanza privata a sostegno delle forze dell’ordine sta diventando una consuetudine. D’altronde, le divise a disposizione di Ancona e della provincia sono sempre più esigue - colpa anche del declassamento in terza fascia della Questura dorica sancito dal Viminale tre anni fa - ed è stato lo stesso assessore regionale Filippo Saltamartini ad evidenziare la grave carenza: di notte, in tutte le Marche, girano al massimo 8-10 pattuglie, non più di due per provincia.
I numeri e lo stucchevole valzer di questori (quattro in 30 mesi) giustificano l’allarme lanciato dal sindaco Valeria Mancinelli che sulle colonne del Corriere Adriatico ha rivendicato il “peso” di Ancona e la complessità del suo territorio, meritevole di maggiore attenzione da parte del Governo centrale. «Servono più forze dell’ordine da mettere in strada» ha detto, ricordando la minaccia della microcriminalità e le criticità legate ad una realtà particolare come il porto.
«La preoccupazione del sindaco è condivisa da tutti noi rappresentanti delle imprese: assistiamo a un’escalation di reati commessi da minorenni che hanno portato città come Jesi e Osimo a restrizioni sui locali - commenta Massimiliano Santini, direttore della Cna di Ancona -.
Contro il declassamento della Questura dorica si era battuta, tre anni fa, la Confartigianato, subodorando i possibili effetti negativi di un taglio all’organico. «Avevamo evidenziato che il provvedimento avrebbe determinato l’insorgere di un problema per il nostro territorio - spiega Marco Pierpaoli, segretario generale di Ancona-Pesaro e Urbino -. Lamentarsi adesso ci sta, ma bisognava muoversi prima. Ora paghiamo scelte che non hanno protetto il nostro territorio. Le forze dell’ordine svolgono un ottimo lavoro, ma un capoluogo di regione merita più attenzione e il turnover di questori, a cui assistiamo negli ultimi tempi, non va in questa direzione. Il nocciolo della questione non è tanto il controllo delle piazze, ma la necessità di un presidio stabile e di figure con cui costruire un rapporto continuativo per non perdere un bagaglio di esperienze e conoscenze del territorio. In questo senso, il prefetto Pellos si sta dimostrando molto attento nei nostri confronti». Ancona ha sete di controllo per contrastare non solo i bulli, ma la criminalità latente.
«Ha ragione il sindaco: Ancona non è Bolzano, ha un porto e un territorio che richiedono un coordinamento più strutturale - sostiene Massimiliano Polacco, direttore di Confcommercio Marche -. Esistono settori che, se soggetti ad un attenuamento dei controlli, possono sfuggire alla legalità. Lo stesso porto si espone a traffici di merci non sempre trasparenti, per non parlare delle attività immobiliari e legate al turismo. La provincia anconetana, per la sua centralità geografica, è molto appetibile per il malaffare: sguarnire il territorio di forze dell’ordine significa minare anche l’attività di intelligence per prevenire certi fenomeni».