Ancona, mai più immobili fantasma: scatta l'operazione recupero per 40mila metri quadri

Cittadella giudiziaria all’ex Inps, all’ex Centrale del latte idea uffici per l’impiego

Ancona, mai più immobili fantasma: scatta l'operazione recupero per 40mila metri quadri
Ancona, mai più immobili fantasma: scatta l'operazione recupero per 40mila metri quadri
di Maria Cristina Benedetti
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Sabato 4 Febbraio 2023, 04:40 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 10:52

ANCONA - Da buchi neri a contenitori ritrovati. Un ritorno alla vita per 40mila metri quadrati di immobili-fantasma che parevano destinati all’oblio. Non più spazi decrepiti, incubatori di degrado. Sono diversi, gli enti di appartenenza e le funzioni a cui saranno, o potranno, essere destinati. Identico il destino: tornare a riempirsi di senso. Si riparte da quattro. 

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La giustizia 

Il primo passo muove dall’idea di organizzare la cittadella giudiziaria all’ex palazzo dell’Inps di piazza Cavour.

Sono 9mila quadrati di superficie inutilizzati dal 2016, un edificio di proprietà della società Investire Sgr. Il piano prevede il trasferimento degli uffici della Corte d’Appello, della procura generale, del Tribunale di Sorveglianza e dell’Unep, la sezione che si occupa della notifica degli atti giudiziari che ora si trova nel palazzo di giustizia di corso Mazzini. In prospettiva, l’operazione permetterebbe anche lo spostamento del Giudice di Pace al tribunale ordinario. La rotta è tracciata: è stata positiva la valutazione della direzione generale del ministero per l’acquisizione dell’edificio. L’acquisto si dovrebbe perfezionare entro pochi mesi, dopo il rilascio del parere definitivo di congruità delle valutazioni tecnico-economiche. 

Gli studenti

I 14.280 metri quadrati dell’ex caserma Fazio hanno un futuro segnato: là sorgerà uno studentato universitario. Il progetto, targato Erap, è stato ammesso al finanziamento del Miur, il dicastero dell’Istruzione e del Merito. La riqualificazione dello stabile di via del Faro costerà 2 milioni e 850mila euro e genererà 49 posti letto. Lo scorso gennaio Saturnino Di Ruscio, presidente dell’Ente regionale per l’abitazione pubblica, ha firmato in Regione una convenzione con il ministero, un atto propedeutico ad avviare la fase progettuale. Entro quest’anno dovrebbe essere pubblicato il bando per l’affidamento dei lavori. Tradotto: adeguamento sismico e massimo efficientamento energetico.
Il terzo scatto in avanti riguarda i 5.500 metri quadrati dell’ex liceo scientifico Savoia di via Vecchini.

La Provincia spenderà 2 milioni, di risorse proprie, per ripristinarlo: dovrà ospitare, temporaneamente, i 700 studenti del Benincasa di via Marcello Marini che, con 10,5 milioni di euro garantiti dal Pnrr, verrà demolito e ricostruito. Daniele Carnevali segna la linea in divenire: «In futuro quella struttura, che avrà un valore aumentato, non resterà una scuola. Sarà uno spazio pubblico destinato a qualche ente. Vedremo». Il presidente della Provincia apre il fronte del Benincasa: «Siamo in attesa dell’esito del concorso di idee bandito dal ministero. Quando arriverà potremo aprire la fase progettuale. I tempi sono stretti, ma questo ritardo non dipende da noi. Lo subiamo». 

L’alternativa 

Sull’ex Centrale del latte di Torrette, 9.869 metri quadrati di vuoto, il terreno è quello fragile delle ipotesi. Il vicesindaco Pierpaolo Sediari, stuzzicato da Fratelli d’Italia durante l’ultima seduta del Consiglio comunale, ha aperto alla possibilità che quell’area possa ospitare il Centro per l’Impiego. Una alternativa alla sede attuale, ovvero i locali inadeguati di piazza Salvo d’Acquisto. La dimostrazione della carenza è sul campo: le lunghe file di persone in cerca di un’occupazione all’esterno di quella struttura superata dai tempi. Sediari, replicando agli attacchi di Marco Ausili, aveva rilanciato: «L’unico immobile adatto e disponibile è quello dell’ex Centrale del Latte, oppure alcuni edifici nell’area Pip alla Baraccola che, però, non sono il massimo sul piano logistico». Garantiva persino l’apertura di vedute: «Siamo comunque disponibili a ragionarci con la Regione». Per tornare a riempirsi di senso.

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