Minacce all'ex nuora
che fa arrestare il figlio

Minacce all'ex nuora che fa arrestare il figlio
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Mercoledì 2 Luglio 2014, 22:46 - Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 20:06
ANCONA - Minacce all'ex nuora che aveva fatto arrestare il figlio per stalking, sequestro di persona e violenza sessuale. E' l'accusa contestata a Lucia Spinelli, 52 anni, nomade di Falconara, la quale, insieme al figlio Arnaldo, è imputata ad Ancona per i reati di tentata violenza privata e minacce ai danni della ventiquattrenne parte offesa.



Il processo, in corso ad Ancona davanti al giudice Paolo Giombetti, scaturisce da un vicenda del luglio del 2010 quando l'altro figlio dell'imputata, che allora aveva 22 anni ed era legato alla trentenne, venne arrestato dai carabinieri. Il fermo risale al 23 luglio del 2010 quando il ragazzo, secondo l'ex fidanzata, l'avrebbe prelevata sul posto di lavoro e poi l'avrebbe costretta, minacciandola con una mazza da baseball, ad andare con lui in auto a Bologna. La donna riferì anche di essere stata costretta da lui ad un rapporto sessuale. Sentendosi ricercato dalle forze dell'ordine, l'allora ventiduenne si era poi costituito ai carabinieri che lo avevano arrestato: in seguito il tribunale di Bologna, ritenuto competente per territorio, lo aveva condannato per sequestro di persona e violenza sessuale.



Una vicenda che avrebbe aperto la strada ad uno stillicidio di telefonate da parte della Lucia Spinelli all'ex compagna del figlio tra il 24 e il 26 luglio 2010: "se t'incontro da sola ti acciacco con l'auto, ti massacro di bastonate" avrebbe detto l'imputata al telefono. Quanto al figlio Arnaldo, le minacce, secondo l'accusa, le avrebbe rivolte ad una terza persona che aveva affittato un appartamento ai due ex fidanzati. La procura gli contesta di aver usato toni minacciosi con il proprietario della casa per incoraggiarlo a testimoniare sull'esistenza della relazione e della convivenza tra i due ragazzi, al fine di dimostrare che non si era trattato di un 'ratto'. La difesa, rappresentata dall'avv. Silvia Pennucci, respinge le accuse, sostenendo che non sussiste alcuna prova delle minacce e che la sua assistita telefonò all'utenza del padre della ragazza e non a lei direttamente. Ieri la parte offesa ha ripercorso la vicenda in aula: "Il motivo delle minacce? Avevo fatto arrestare suo figlio per sequestro di persona e violenza sessuale", ha risposto al giudice. Il processo proseguirà il prossimo 24 settembre.
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