Lanterna Azzurra, ultimo atto per la banda dello spray. Si apre il processo in Corte di Cassazione

Lanterna Azzurra, ultimo atto per la banda dello spray. Si apre il processo in Corte di Cassazione
Lanterna Azzurra, ultimo atto per la banda dello spray. Si apre il processo in Corte di Cassazione
di Federica Serfilippi
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Lunedì 12 Dicembre 2022, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 16:43

ANCONA - L’ultimo atto per la banda dello spray. Si aprirà questa mattina in Corte di Cassazione il processo di terzo grado nei confronti dei sei rapinatori della Bassa Modenese accusati di aver spruzzato lo spray urticante alla Lanterna Azzurra, causando il fuggi fuggi infernale che la notte dell’8 dicembre 2018 aveva fatto sei morti e circa 200 feriti. La sostanza, stando alla procura, era stata utilizzata per favorire furti e rapine di collanine d’oro all’interno di un modus operandi messo in atto già in altri locali. 


Il secondo grado


L’ultima sentenza per la gang risale alle scorso marzo e ha visto la Corte d’Appello riconoscere, al contrario del giudice di primo grado, anche il reato di associazione a delinquere.

Si è passati dunque da una pena complessiva di 68 anni e 7 mesi a 70 anni, 4 mesi e 10 giorni di carcere. Tra le accuse, oltre al reato associativo, l’omicidio preterintenzionale, le lesioni volontarie e singoli episodi di furti e rapine. I sei, di età compresa tra i 22 e i 24 anni, sono in carcere dall’agosto del 2019. Sono: Ugo Di Puorto, Raffaele Mormone, Andrea Cavallari, Moez Akari, Souhaib Haddada e Badr Amouiyah. Si è arrivati in Cassazione dopo il ricorso presentato dalle difese che hanno sempre contrastato l’accusa dell’associazione e dell’omicidio.

Nella requisitoria in appello, il sostituto procuratore generale, nell’abbracciare la tesi dell’associazione, aveva puntato l’attenzione sulla «serialità delle razzie commesse» dagli imputati nelle discoteche di mezza Italia, le «modalità professionali» degli atti predatori e «l’interscambiabilità delle squadre d’azione». I sei erano «programmati per depredare» in nome di «un accordo comune». Nel corso dell’ultimo processo, tre imputati hanno reso dichiarazioni spontanee: Andrea Cavallari, Raffaele Mormone e Badr Amouiyah. Il denominatore comune: «Con il carcere siamo cambiati, abbiamo chiuso con il passato, ma con i morti della Lanterna non c’entriamo».

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