ANCONA - Tra le testimonianze riportate dagli agenti in occasione delle celebrazioni per il 170esimo della polizia anche storie di violenza sulle donne, come quella di Giulia, una giovane donna che per due anni è stata costretta a subire le angherie psicologiche e fisiche del compagno. «All’inizio – si legge nella lettera – diceva di amarmi, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per me. Poi le cose sono degenerate e lui voleva che fossi solo sua. Dovevo esaudire tutti i desideri e non oppormi mai, costretta a subire baci e strusciamenti vari contro il mio volere».
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Giulia alla fine ha deciso di lasciare quell’uomo ossessionato.
Anche in questo caso denunciare non è semplice. Lo racconta in una lettera Mario, 80enne che vive nella periferia anconetana. Mario ha un figlio, Roberto, che fa il rappresentante. «Un giorno mi arriva una telefonata da un presunto agente di polizia. Dice che mio figlio si trovava in questura, trattenuto lì perché aveva causato un incidente stradale dove alcune persone erano rimaste gravemente ferite. Per risolvere la questione e lasciarlo andare il fantomatico poliziotto e un suo complice finto avvocato chiedevano una cauzione di 3mila euro in contanti». L’80enne, però, invece di cadere nella trappola dei due truffatori ha chiamato il 112 dando l’allarme. «I poliziotti, quelli veri, mi hanno detto che altri genitori erano caduti nello stesso tranello dando denaro e preziosi al finto legale. Non bisogna vergognarsi. Solo denunciando si possono fermare queste persone».