Uccise l'ex compagno di scuola, i giudici: «Una vendetta privata, agguato organizzato e preparato»

Mattia Rossetti, accusato di aver ucciso l’ex compagno di scuola Michele Martedì
Mattia Rossetti, accusato di aver ucciso l’ex compagno di scuola Michele Martedì
di Federica Serfilippi
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Sabato 1 Ottobre 2022, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 08:43

ANCONA - «Mattia Rossetti accarezzava l’idea di accoltellare Michele Martedì da molti mesi», tanto che «il delitto è stato frutto di un agguato organizzato e preparato, un’imboscata». Sono gli stralci delle motivazioni della sentenza che lo scorso giugno ha condannato in primo grado a 20 anni di reclusione (più cinque di misura di sicurezza), il 28enne, accusato di aver ucciso l’8 dicembre 2020 l’ex compagno di scuola. La vittima, 26 anni, era stata accoltellata in via Maggini ad Ancona, mentre stava tornando a casa.

La Corte d’Assise ha riconosciuto l’accusa di omicidio volontario premeditato e aggravato dallo stalking e dai futili motivi. Riconosciuta anche l’attenuante della semi-infermità mentale dell’imputato, recluso in carcere dal giorno del delitto. Proprio sullo stalking e sulla premeditazione preme il verdetto. Riguardo al primo punto è emerso nel corso nel dibattimento come Michele, giovane parrucchiere, fosse diventato un’ossessione per l’imputato. La vittima aveva anche denunciato Rossetti a seguito di un’aggressione subita nella primavera del 2020. Ma il fascicolo (come detto nella requisitoria del pm Irene Bilotta) era stato poi archiviato. In particolare, ricordano i giudici nelle motivazioni, il 5 maggio del 2020 Rossetti e altri ragazzi erano piombati in un parchetto del Pinocchio armati di spranghe. Era partita una colluttazione, ripresa dai cellulari e poi terminata sulle note della musica del film Il Gladiatore, fatta risuonare dal gruppo dell’imputato.

A seguito delle percosse, Martedì era finito in ospedale e, poi, per paura di ritorsioni o vendette si era allontanato, senza attendere il referto.  Il delitto sarebbe stato maturato a causa di uno sgarbo: una ragazza “scippata” dalla vittima all’imputato.

Per questo, stando al ragionamento del 28enne, Michele avrebbe meritato «una esemplare e pubblica punizione, che rappresentasse al contempo il baldanzoso segno della forza, del timore e del rispetto che Rossetti era in grado di manifestare e suscitare, da vero duro che non scherza e far abbassare gli occhi quando passa e il ristabilimento della giustizia attraverso la vendetta privata» e seguendo i «modelli virili e violenti pop giovanilisti di cui era impregnato». Come i film Arancia Meccanica, Sin City e L’odio. Il 28enne, che faceva uso di droghe, conosceva anche l’arte del Krav Maga. Sulla premeditazione, i giudici non hanno avuto dubbi.

Da fine novembre 2020, il pallino di uccidere il parrucchiere. Ci sono stati l’acquisto del «coltello e del passamontagna, le specifiche ricerche e gli approfondimenti sulla rete in ordine alla pena e alle caratteristiche dell’omicidio premeditato e agli Stati con cui l’Italia non ha stipulati trattati di estradizione, le reiterate telefonate all’agenzia di viaggio e all’ufficio passaporti, il tentativo pressante di recuperare il denaro per la fuga». Sulla semi-infermità: «Il pensiero delirante ha inciso sulla percezione del disvalore del fatto», ma non l’ha esclusa in toto, perché Rossetti era «pienamente consapevole» della natura dell’omicidio.

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