La maglia di Tamberi rubata a una bambina da ex atleta ma lui nega: «Accuse infondate»

Tamberi
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di Daniele Pagnutti
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Venerdì 8 Settembre 2023, 19:25 - Ultimo aggiornamento: 19:41

PADOVA - É una bufera molto antipatica quella che si sta abbattendo su Mattia Picello, consigliere regionale della Fidal, con una brillante carriera da agonista: campione italiano under 23 sugli 800 (2006) e campione italiano assoluto nella staffetta 4x400 (2008) con la maglia di Assindustria. Accusato di aver "sottratto" la maglia lanciata da Tamberi a dei ragazzini dentro lo stadio di Budapest, vicenda sui cui sta svolgendo un'indagine la procura federale Fidal.

Cosa è successo

I fatti si possono riassumere brevemente: è la sera del 22 agosto, a Budapest Gimbo Tamberi ha appena vinto l'oro nel salto in alto e va a festeggiare sotto lo spicchio delle gradinate in cui sono assiepati gli spettatori italiani. Ad un certo punto lancia la maglia verso i tifosi che lo acclamano, qualcuno la prende al volo, ma sono in tanti a buttarsi per prenderla e ne segue il solito tira e molla per il prezioso cimelio, scena già vista mille volte ovunque un atleta lanci la maglia verso il pubblico. Passano una decina di giorni, alla Fidal Veneto arriva un esposto da parte del genitore di una ragazzina, una giovane atleta tesserata, cui secondo la versione data dal genitore - quella sera Mattia Picello avrebbe sottratto con la forza la maglia di Tamberi. Un'accusa che, se rispondente al vero, delinea un comportamento indegno da parte di un adulto nei confronti di un minore. Picello nega tutto e offre una versione ben diversa, cita persone presenti come testimoni, messaggi ricevuti sul cellulare, mostra un video: la canotta di Gimbo l'ha presa lui al volo, perché era il più alto e non l'ha strappata a nessuno, tanto meno ad una bambina.

«É davvero un'accusa infamante quella che mi è stata rivolta - dice in tono accorato - perché propone di me un'immagine che non corrisponde per niente; e chi mi conosce sa benissimo che io non sono così».

E aggiunge: «Quella maglia la donerò fra pochi giorni al Palaindoor perché venga esposta. Non la tengo per me, è proprio uno di quei reperti della storia dell'atletica che deve poter essere ammirata da tutti gli appassionati».

Picello non si dà pace: «Mi si accusa di aver strappato la maglia ad un trio di bambini e di essere fuggito. Ma non è vero! Tant'è che una volta uscito mi sono fermato fuori dallo stadio a commentare le gare con degli amici e conoscenti e lì sono stato raggiunto da quegli stessi bambini, che mi hanno insultato con parole irriferibili, e anche un genitore mi ha detto "sei un uomo di m". Ho chiarito subito come erano andati i fatti ed uno dei due genitori, che mi conosce molto bene, ha minimizzato; il giorno dopo mi ha mandato dei saluti con tutta la famiglia, compresi i bambini che avrei derubato. Non posso fare nomi, perché è coinvolto un minore, ma ho conservato tutto: il video, i messaggi, le chat».


«Se sarò convocato dalla Procura federale mostrerò tutto e dimostrerò la mia assoluta buona fede, che mi sono comportato correttamente fin da subito». Picello è un fiume in piena nel suo racconto, si capisce che l'accusa lo ha avvilito e amareggiato. «E poi la maglia, ripeto, non la tengo per me: lunedì o martedì sarà esposta al Palaindoor, sono già d'accordo con Francesco Schiavo della società Corpo Libero, che gestisce l'impianto; anzi inviterò gli appassionati a venire per la posa». Fin qui la vicenda e i fatti ricostruiti nelle due versioni. Il presidente regionale della Fidal, il padovano Francesco Uguagliati, mantiene sulla vicenda un distacco istituzionale: «É stata coinvolta la procura federale, cui è stato presentato un esposto poiché uno dei ragazzi coinvolti è tesserato alla federazione. Sarà la Procura che si dovrà pronunciare». 

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