FANO Al momento è ancora in ospedale piantonato dai poliziotti, il giudice si è riservato la decisione sulla misura cautelare. Ieri mattina l’udienza di convalida dell’arresto di Angelo Sfuggiti, il 70enne accusato di omicidio volontario aggravato dal vincolo familiare nei confronti della moglie Rita Talamelli, 66 anni. Secondo i riscontri Sfuggiti avrebbe stretto le sue mani intorno al collo della consorte fino a soffocarla nella villetta bifamiliare di via Montefeltro, tentando poi di uccidersi attraverso l’ingestione di psicofarmaci.
Il ricovero
L’uomo non era presente in aula perché è ancora ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Santa Croce, piantonato dalla polizia di Stato.
Nei prossimi giorni verrà fissato l’interrogatorio di garanzia, momento in cui potrà fornire la sua versione dei fatti chiarendo anche il movente. Ieri è stato anche il giorno dell’autopsia sul corpo di Rita Talamelli, un esame durato fino a tarda serata e il cui esito si conoscerà nelle prossime ore. Un delitto che sarebbe maturato in un contesto difficile. La donna sarebbe stata affetta da anni da una malattia psichiatrica conclamata che avrebbe portato a un pesante disagio familiare. Sfuggiti è molto noto in città per aver gestito insieme al fratello Marziano per quasi 50 anni la storica pizzeria “Da Angelo”. Un delitto apparso subito legato alle particolari condizioni di salute della donna, rimasta vittima diversi anni fa di una patologia neurologica dalla quale non si era mai pienamente ripresa, degradata nel tempo (secondo le testimonianze dell’ambiente familiare e degli amici) in una malattia psichiatrica. Ma il marito sarebbe a sua volta portatore di una sofferenza psicologica generata dalla prolungata assistenza alla moglie.
I precedenti
Un disagio dimostrato anche in precedenza, quando Angelo Sfuggiti avrebbe già tentato di togliersi la vita, addirittura più volte. L’ultima pochi mesi fa quando avrebbe ugualmente ingerito barbiturici finendo ricoverato a psichiatria. La coppia ha due figli adulti che coabitano nella villetta. La condizione di precarietà dei coniugi era conosciuta dal centro di salute mentale dell’Ast, secondo quanto ha testimoniato il figlio che ha scoperto l’orrore nella camera da letto dei genitori.