ANCONA- Il Napoli è campione d'Italia, trentatrè anni dopo. Con il pareggio sul campo dell'Udinese (1-1), gli azzurri conquistano il terzo tricolore della loro storia dopo quelli alzati nel 1987 e nel 1990. Dopo il vantaggio friulano nella prima frazione di Lovric è arrivato il pari, nella ripresa, del solito Osimehn uno degli uomini simbolo di questo Scudetto. Il pari è sufficiente a Di Lorenzo e soci per archiviare aritmeticamente la pratica con cinque giornate d'anticipo rendendosi ormai irraggiungibile per la Lazio inseguitrice che aveva vinto mercoledì, all'Olimpico, contro il Sassuolo.
Si festeggia alla Dacia Arena (oltre 13.000 napoletani in trasferta all'interno e all'esterno dell'impianto), si festeggia a Napoli tra il Maradona - impreziosito da diversi maxi-schermi - e il resto della città. Ma si festeggia anche ad Ancona, città la cui tifoseria è storicamente gemellata dai primi anni '90 con quella partenopea (e dove vivono e lavorano decine di napoletani).
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L'attesa e la gioia
«L'attesa è come dare tanti baci». Così il tecnico azzurro Luciano Spalletti (un passato in panchina proprio ad Ancona nel 2002) aveva definito questi giorni dopo il pareggio con la Salernitana che aveva rimandato la vittoria aritmetica dello scudetto per il Napoli. E aveva ragione. E' bastato un pareggio ai suoi ragazzi per il terzo Scudetto. Per l'allenatore di Certaldo, invece, è il primo assoluto in Italia. Non solo vinto, ma dominato.
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