Calcioscommesse, è caccia ad altri big
la Procura indaga sui conti in Svizzera

Calcioscommesse, è caccia ad altri big la Procura indaga sui conti in Svizzera
di Alberto Abbate
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Giovedì 19 Dicembre 2013, 10:11 - Ultimo aggiornamento: 10:12
ROMA - Chiss se Spadaro e Bazzani, mister X e Y, gli intermediari delle scommesse, canteranno gi tutto: domani l’interrogatorio di garanzia del gip Salvini, il pm Di Martino potrebbe riascoltare entrambi dopo Natale. Ieri pomeriggio sentiti, Rinci e Quadri, bracci destri di Spadaro, arrestati anche loro nel blitz di martedì mattina. L’interrogatorio è durato un paio d’ore a testa, con Quadri che avrebbe raccontato di aver ricevutouna confidenza da Spadaro: «Io lavoro sui dirigenti». E’ questa la quarta scossa dell’inchiesta Last Bet, ma ora tutta l’Italia s’interroga: «Abbiamo fiducia nei magistrati - spiega il presidente della Figc Abete - ma serve prudenza perché di acclarato si vede poco. Perquisizioni alle 6 di mattina creano più traumi che opportunità, non ci sono dimensioni tali da determinare questi vulnus. Ricordiamo quella di Criscito a Coverciano, prima degli Europei del 2012». Ora è Gattuso, il “pesce” grosso: «Lo conosco, ho fiducia in Rino - conclude il numero uno della Federcalcio - e ne uscirà senza ombre». Mette la mano sul fuoco, il presidente Zamparini: «Affiderei il mio portafoglio a Rino. Abbiamo una giustizia spettacolo, ormai si fa sui giornali». Toh, ci sono stralci di quotidiani nell’ordinanza.



LE PROVE

Il calcio è malato: Cremona ha smascherato un’organizzazione criminale, già 54 persone in cella. C’era pure un piano per truccare i mondiali: «No comment - scrive la Fifa - ma chiunque abbia informazioni dovrebbe contattare le autorità competenti». Il marcio emerge da ogni fibra del pallone, però s’intravedono appena le cuciture. Ai tempi di Signori prima, Doni poi, sino a metà insomma dell’operazione “Last Bet”, c’erano grida, denaro sporco, le prove piovevano dal cielo. Striature e collegamenti clinicamente testati. Dal 2012 il pm Di Martino, dopo i riscontri tecnici, è alla disperata ricerca di materiale nel fango. Scaverà ancora, da tempo cerca d’acciuffare in Svizzera movimenti bancari dei grandi nomi della Serie A, eppure nelle ultime due ordinanze - la penultima portava all’arresto di Mauri, maggio 2012 - ci sono solo schede intestate, contatti, sms, deduzioni. Timide intercettazioni big, non c’è un testo che inchiodi Gattuso, per esempio. Indagato, come Brocchi, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. Colpa dei tanti contatti con “mister y”, il “Civ” Bazzani: «Centodieci contatti non sono una follia, gli davo biglietti e maglie», giura l’ex laziale. Da dimostrare il contrario: «Vedranno i miei pc». Domani partirà il maxi incidente probatorio: 120 giorni per spulciare tutti smartphone e tablet, anche gli ultimi arrivati.



INCONGRUENZE

A tre anni dall’inizio delle indagini, più della metà dell’ultima ordinanza rimanda alla prima. Stessi personaggi (Pirani, Erodiani), stesse partite, oltre alle nuove 50 presunte combine: «E non tutte le gare sono senz’altro manipolate», precisa Di Martino. Udinese-Lazio è una clamorosa incongruenza fra l’ultima e la penultima ordinanza: «Non dimentichiamo che a detta partita ha partecipato anche Brocchi e che il portiere dell’Udinese ha parato un calcio di rigore dall’esecuzione quasi inoffensiva». Zarate sbaglia il penalty, l’Udinese vince in 10 (espulso Angella). Ma se c’era la volontà biancoceleste di perdere lo scontro diretto per la Champions, l’8 maggio 2011 (il 2 c’era stata la sconfitta con la Juve), esattamente 6 giorni prima Lazio-Genoa (14 maggio) e Lecce-Lazio (22), le due combine accertate dalla penultima ordinanza, relativa a Stefano Mauri, non possono essere giustificate così: «Favoriva la sua costante disponibilità… ad alterare il naturale risultato di partite della Lazio, favorendone la vittoria ai fini di una migliore posizione in classifica». A Formello poi Lotito e Tare (non indagati) fanno bingo con la deduzione cremonese di un «rapporto privilegiato» con Bazzani, che all’Olimpico aveva chiesto a tale Marina di passarglieli al telefono: «Non aveva il nostro recapito». Senza condizionali, ce ne sono troppi fra le righe dell’ordinanza. Serve una risposta secca.