Il regista Giacomelli, appassionato cineasta di Tolentino, racconta il suo “Castelrotto”

Il regista Giacomelli, appassionato cineasta di Tolentino, racconta il suo “Castelrotto”
Il regista Giacomelli, appassionato cineasta di Tolentino, racconta il suo “Castelrotto”
di Filippo Ferretti
3 Minuti di Lettura
Domenica 17 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:34

Le Marche irrompono nel cinema italiano. Se “L’Ombra del Giorno” di Giuseppe Piccioni, girato completamente ad Ascoli tre anni fa, da mesi attira migliaia di spettatori su Netflix e “Neve”, che Simone Riccioni ha realizzato lo scorso anno nel Maceratese, riempie nelle ultime settimane le sale delle Penisola anche grazie a continue proiezioni con le scuole, non possiamo scordarci del piccolo fenomeno rappresentato dal film “Castelrotto”, diretto da Damiano Giacomelli, appassionato cineasta di Tolentino.

Le location

La pellicola, girata in varie località del Fermano e del Maceratese, a partire dalla frazione di Ponzano di Fermo, Torchiaro, dalla sua uscita - lo scorso 10 febbraio- è al centro di continue serate-evento nelle sale cinematografiche. Il film, che, nello scenario di un paesino del nostro entroterra, racconta le gesta di un maestro in pensione con la passione per le notizie di cronaca, la cui ferita originata da un vecchio torto subito viene riaperta da improvviso accadimento, è stato molto elogiato dalla critica, soprattutto per la capacità di saper unire una evidente tensione narrativa con la capacità di descrivere la semplicità della vita rurale. È stato realizzato, con questo film, un cinema marchigiano, nel senso profondo del termine, che riesce a mettere in atto un profondo scavo socioculturale, antropologico e linguistico.

La storia

«Da una parte ho fatto in modo che il “parlato” di questo film rappresentasse la prova della consapevolezza dello stare dentro le cose, i luoghi e le persone della storia, ma dall’altra ho evitato che questa scelta portasse alla pellicola un aspetto colorato e folkloristico, come spesso il cinema ha decritto negli anni l’idioma marchigiano», spiega il regista e sceneggiatore, certo di aver voluto un equilibrio in questo senso, aiutato da un cast importante che ha messo insieme attori di fama nazionale, come Giorgio Colangeli, Antonella Attili, Giorgio Montanini e Fabrizio Ferracane, con volti di professionisti appartenenti al territorio locale, come la fanese Denise Tantucci e il fermano Mirco Abbruzzetti. «È una storia con tanti personaggi, anche minori, affinché risultasse più efficace il racconto, la cui quotidianità provinciale rivelasse una valenza universale», prosegue Giacomelli, già premiato autore di cortometraggi e di documentari, dal 2010 direttore artistico del Festival BorgoFuturo.

Il debutto

«Per questo mio debutto ho scelto la mia terra, perché mi ha permesso di raccontare ciò che conosco e anche di essere libero, costruendo un progetto che altrove avrei senz’altro faticato a realizzare», aggiunge Giacomelli a proposito di questo suo felice debutto, che a novembre ha partecipato al Torino Film Festival. «E poi avere maestranze e attori che risiedono nelle Marche è stata una grande soddisfazione», conclude il regista e sceneggiatore, che da anni porta avanti nella sua città natale il centro di formazione e produzione cinematografica “Officine Mattòli”.

Una scommessa, dunque, senz’altro vinta per “Castelrotto”, definito da Giacomelli «un viaggio nelle Marche più profonde con il suo linguaggio e le sue emozioni».

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