Numana, Vanzina apre il Conero Film Festival: «Gli anni Ottanta decennio creativo»

Numana, Vanzina apre il Conero Film Festival
Numana, Vanzina apre il Conero Film Festival
di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 30 Giugno 2023, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 10:28
Quattro chiacchiere con Enrico Vanzina direttore artistico della prima edizione del Conero Film Festival, festival popolare del cinema italiano anni Ottanta: a Numana oggi e domani. Una chiacchierata complicata - c’è campo, non c’è campo - Vanzina essendo in viaggio, una galleria dopo l’altra.
Vorrei chiederle innanzi tutto chi l’ha coinvolta nel Conero Film Festival e cosa l’ha convinta ad accettare.
«Sono stato contattato da Francesco Gesualdi, responsabile di Marche Film Commission, un amico. Io non avevo mai fatto il direttore di festival, è una cosa che fondamentalmente mi interessa poco: il cinema ho sempre preferito farlo sul campo, per così dire. Mi sono lasciato convincere considerando la situazione che stiamo vivendo, la frattura che si è creata tra il cinema e il pubblico, le sale semideserte, gli incassi a picco. Dopo il Covid, in tutto il mondo il pubblico sta tornando nei cinema, in Italia invece la ripresa è molto lenta, per tanti motivi. Sono convinto che il nostro festival possa contribuire a riavvicinare le persone alla sala cinematografica». 
Scorro il programma. In due giorni (preceduti da alcune proiezioni a mo’ di anteprime): due film - “Borotalco” e “Sotto il vestito niente” - una mostra e un nutrito elenco di ospiti, volti noti e amati.
«Questa prima edizione l’abbiamo preparata in fretta, l’anno prossimo faremo un festival vero e proprio, molto più lungo e articolato. In ogni caso sono soddisfatto di questo programma. Avremo ospiti Jerry Calà, Eleonora Giorgi, Massimo Ghini, Ezio Greggio e se non cito tutti gli altri è per non rischiare di dimenticare qualcuno. Vorrei poi segnalare la mostra di manifesti: chi ama il cinema saprà apprezzarla. Ho preparato personalmente dei filmati sulle commedie e anche sul cinema d’autore degli anni Ottanta. Inoltre credo sia di notevole interesse l’incontro che faremo con Giampiero Mughini: una rilettura anche sociologica di quel periodo. Gli anni Ottanta sono stati a lungo giudicati severamente. Invece è stato un decennio molto creativo, pieno di entusiasmo, allegria, fiducia nel futuro, tutte cose che oggi ci mancano».
In caso di pioggia?
«In caso di pioggia l’intero programma è confermato, solo si svolgerà al chiuso. Certo, non sarebbe la stessa cosa: spero che il tempo sia clemente».
Vorrei tornare sul problema della disaffezione del pubblico alla sala. Non c’è soprattutto un problema di offerta? Fuori dai denti, le commedie che si fanno oggi in Italia non le sembrano, la più parte, brutte?
«Praticamente nessuno sa più come fare la commedia. Quasi tutti i giovani registi la evitano proprio, preferiscono girare storie drammatiche. Nelle commedie che vedo trovo storie d’amore trite e ritrite e nessun rapporto con la verità del Paese. Mentre la nostra grande commedia del passato sapeva raccontare l’Italia perfettamente».
 
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