Favino ha presentato "L'ultima notte di Amore" ad Ancona: «Nelle sale cinematografiche circolano emozioni, l’unico contagio che piace»

Pierfrancesco Favino al Multiplex Giometti di Ancona
Pierfrancesco Favino al Multiplex Giometti di Ancona
di Giovanni Guidi Buffarini
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Lunedì 20 Marzo 2023, 01:05 - Ultimo aggiornamento: 11:48

ANCONA - «Dicono una cosa brutta per lodare questo film. Dicono che non sembra un film italiano. Posso assicurarvi invece che è italiano al cento per cento. È solo che abbiamo fatto le cose per bene. Per la ripresa aerea d’apertura abbiamo usato l’elicottero e non il solito drone, meno stabile. Il copione è stato scritto con cura. Ci sono attori bravissimi, magari poco noti, anche nei ruoli secondari». Ha esordito così Pierfrancesco Favino di fronte al pubblico del Multiplex Giometti di Ancona. Due sale piene per la proiezione del thriller “L’ultima notte di Amore” preceduta dal saluto dell’attore. Entusiasmo sfrenato da parte della (prevalente) componente femminile. C’è chi urla il soprannome del divo - «Picchio! Picchio!» - chi tenta l’appostamento per ottenere un selfie.

Pierfrancesco Favino con la brigata dela ristorante Sot' aj archi dove ha cenato ieri sera ad Ancona


I selfie strappati


Qualcuna - sia strategia ben studiata o colpo di fortuna - riesce a intercettarlo, Picchio, nel passaggio da una sala all’altra.

Il selfie sarebbe esplicitamente vietato - per banali questione logistiche: la proiezione non è il caso di farla partire all’alba - ma viene concesso col sorriso. «Voglio rassicurare gli uomini trascinati qui dalle signore: non è una storia strappalacrime, Amore è il cognome del protagonista, un poliziotto alla vigilia della pensione». Il colpo d’occhio delle poltrone tutte occupate chiama una riflessione sul cinema al cinema. «Non trovo sia né giusto né utile stigmatizzare quelli che dopo la pandemia al cinema non vanno più. Si può invece proporre loro una riflessione. Se guardi un film a casa e devi stopparlo perché qualcuno ti chiama e poi riprendi la visione e poi devi fermarla di nuovo e ancora e ancora, è difficile commuoversi o divertirsi, godersi lo spettacolo insomma. In sala invece puoi concentrarti su quel che vedi, è molto più semplice lasciarsi coinvolgere. Inoltre, sempre che non si sia in quattro gatti, le emozioni possono circolare. Contagiano: l’unico contagio che ci piace. Una commedia, la guardi da solo e non ridi quasi mai, la guardi con cento persone e tutti ridete». “L’ultima notte di Amore”, regia di Andrea Di Stefano, sta riscuotendo un notevole successo. Favino ha ragione: «Dura due ore, ma sono due ore che volano». Se ancora non l’avete visto, andateci subito. È il miglior film italiano di genere da non so quanti anni. È un gran film, punto e basta.

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