Corridonia, Giorgio Felicetti e la nuova versione di “Mattei. Petrolio e fango” «Accompagno gli spettatori in una zona buia del nostro paese»

Lo spettacolo venerdì al Velluti

Corridonia, Giorgio Felicetti e la nuova versione di “Mattei. Petrolio e fango”
Corridonia, Giorgio Felicetti e la nuova versione di “Mattei. Petrolio e fango”
di Chiara Morini
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 28 Febbraio 2024, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 29 Febbraio, 07:21

Ricerca, testimonianze e interviste: il lungo lavoro compiuto dal marchigiano Giorgio Felicetti su Enrico Mattei è confluito nello spettacolo “Mattei. Petrolio e fango”, in scena, nella nuova versione, venerdì, 1 marzo, alle ore 21 al Teatro Velluti di Corridonia.

Giorgio Felicetti, nuova versione dello spettacolo su Mattei, perché raccontarlo? «Ho riveduto e aggiornato lo spettacolo, perché nel frattempo sono scoppiate guerre, il Medio Oriente è in fiamme, c’è la crisi energetica, tutte cose che Mattei aveva previsto. Ci sono tanti temi che lo rendono uno spettacolo attuale. Anche il fatto che la politica spesso lo cita. Io vado a indagare il suo pensiero, la storia della sua vita, la sua visione, la sua morte. É il risultato di un lavoro di indagine». 

Come si rende un tema di questo tipo a teatro?

«Si parte da fonti certe, atti processuali, si parla con persone che l’hanno conosciuto, è un po’ una ricerca giornalistica, che si rende poi in un racconto teatrale. Si ride anche, all’inizio, ma io accompagno gli spettatori in un viaggio per una zona buia del nostro paese».

Funziona ancora oggi il teatro di inchiesta?

«Gli spettatori seguono con estremo interesse, sono inchiodati ai fatti, al viaggio, con il quale io indago la figura umana, prima ancora della storia di quel periodo, che ha portato Mattei a sviluppare il grande disegno che aveva in testa e a realizzarlo. Non do né tesi né risposte, saranno gli spettatori a darsele, io pongo le domande».

E i giovani?

«Lo spettacolo è molto chiaro, lo capiscono anche i più giovani, che devo dire sono i più attenti, si fanno portare per mano, non conoscono questo periodo, ma scrivono loro la pagina bianca, guardando lo spettacolo, strutturato quasi come una spy story cinematografica.

Un ragazzo, un giorno, dopo aver visto questo spettacolo, mi ha detto che ha capito che voleva fare il magistrato: per la giustizia negata. Loro si sentono coinvolti perché è un viaggio “emotivo” su Mattei, da quando era piccolo, nato e cresciuto nelle Marche, fino al dopo, all’inchiesta giudiziaria».

Cosa dirà agli studenti nell’appuntamento di “Scuola di platea”?

«Credo che ascolterò le loro domande, mi farò provocare. Ma devo dire che però sono più curioso io di sapere cosa rimane loro di questo spettacolo».

Come mai ha deciso di dedicarsi a personalità di questo tipo?

«Mi piace la figura umana, l’essere umano. Ci sono state (e ci sono) persone che cercano di cambiare la realtà esistente. Come Pasolini, che riprenderò il prossimo anno. Ribadisco, mi piace scandagliare l’animo umano, poi raccontarlo in storie».

Il personaggio che ancora non ha fatto ma sta pensando di fare?

«Al momento sto lavorando su Francesco d’Assisi. Con gli altri due è come se fosse una trilogia di persone diverse, ma con un tratto comune. Anche Francesco era una persona assoluta ma non pacificata con il resto del mondo. Personalità come queste mi piacciono, anche per l’aspetto umano. Sono grandi, ma incompresi nel loro periodo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA