Isabella Ragonese nel cast di Rubini
fino a domenica alle Muse

Isabella Ragonese
Isabella Ragonese
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Giovedì 29 Gennaio 2015, 11:23 - Ultimo aggiornamento: 11:36
ANCONA – Isabella Ragonese arriva al Massimo dorico.

Da stasera (29 gennaio) a domenica (1 febbraio) al Teatro delle Muse di ancona direttamente da Ascoli Piceno, dove ha debuttato con successo, arriva il nuovo lavoro teatrale di Sergio Rubini, che ha scritto "Provando... dobbiamo parlare" con Carla Cavalluzzi e Diego De Silva. In questa commedia, ambientata in un attico metropolitano, due coppie molto diverse passano la serata e la notte e discutere di problemi irrisolti.



Quando sorgerà di nuovo, la mattina dopo, il sole li troverà trasfomati. Fabrizio Bentivoglio e Maria Pia Calzone sono la coppia borghese in crisi, accanto a Isabella Ragonese e Sergio Rubini (Linda e Vanni), i padroni di casa, divisi da vent'anni di età, uniti dalla passione per la scrittura: Vanni è autore di bestseller, Linda è la compagna/allieva in adorazione del genio. Lei è Isabella Ragonese, un Nastro d'argento e il Premio Guglielmo Biraghi per "La nostra vita" di Luchetti e "Due vite per caso" di Aronadio come migliore attrice non protagonista. Bella, giovane e intelligente, scanzonata.



Ti saresti aspettata tanto successo, quando hai cominciato?

"No di certo. Non ho parenti o amici nel giro... e sono nata a Palermo, figurati!"



Vocazione?

"Credo che ognuno di noi lo sappia fin da piccolo cosa vuole veramente fare. O almeno, io ho avuto questa fortuna. Fortuna è poi fare di quel fuoco un lavoro. Ho cominciato al liceo: per vincere la mia timidezza mi hanno suggerito di aderire al progetto teatrale. E ho capito che era quello lo spazio in cui stavo bene".



E hai vinto anche il Premio Inda per le scuole, vero?

"Pensa che ero negata nelle versioni di greco, ma brava in letteratura e la prof, un'insegnante straordinaria, mi valorizzava. Succede, nella scuola, di incontrare prof che capiscono le vocazioni e le stimolano".



Una tesina sulla figura di Ecuba: difficile!

"Sai qual è il mio sogno? Di interpretarla al Teatro Greco di Siracusa!".



Che diresti ai giovani che cominciano ad amare il teatro a scuola?

"Di essere curiosi di tutto, di guardare tutto, teatro e cinema. Fare l'attore non può essere solo vanità, dev'essere conoscenza".



Veniamo a "Provando... dobbiamo parlare"?

"Il debutto al Ventidio Basso di Ascoli è andato benissimo. È una gioia fare un testo come questo: finisce che fai l'amore col pubblico, che ha una reazione immediata. E sulla scena, se agganci subito gli spettatori, ti aiuta a prendere il ritmo. E poi ho la fortuna di recitare accanto ad attori straordinari, cui posso rubare i trucchi del mestiere".



Il tuo personaggio?

"È forse il meno comico. Vi si legge in filigrana tutta la mia generazione dei trentenni, che subiscono la vita vissuta dagli altri, e devono decidere da che parte stare. Lei vive con una persona più grande, alla sua ombra, ne è la ghostwriter silenziosa e alla fine si vedrà cosa sceglie. Racchiude in sé il senso di una generazione e spero che i miei coetanei ci si riconoscano: siamo abituati ad accettare le regole scritte dagli altri, a metterci in coda ad aspettare, ma c'è anche poco coraggio. E invece dobbiamo assumerci le nostre responsabilità, come fa lei".



Merito di Sergio Rubini?

"Lui ha le antenne per sentire dove va il vento, è senza tempo. Sa entrare nella pelle negli altri e dà una chiave di lettura nuova delle cose. Ha una marcia in più...".



IL GIOVANE FAVOLOSO

Ricordate Isabella Ragonese nel ruolo di Paolina Leopardi nel film di Mario Martone "Il giovane favoloso"? Isabella: "Mario è riuscito a sfatare la maggior parte dei luoghi comuni su Leopardi, restituirgli la vitalità e l'energia che ebbe. Per questo ha scelto Elio Germano. E me... beh, per me è sempre stato un sogno lavorare con Martone. Quando mi ha chiamato, mi ha detto subito che era un piccolo ruolo, da girare solo a Recanati, ma che voleva raccontare con me il rapporto più forte che Giacomo abbia avuto. E che aveva bisogno di un affiatamento particolare, come quello che mi lega a Elio, una grande familiarità, da non doversi costruire ex novo. Paolina è stata finora raccontata poco e male, e qui splende di una nuova luce... meriterebbe un film a parte, come Monaldo, un padre moderno che fece studiare la figlia come i maschi. Poi, però, Paolina ha vissuto e visto il mondo attraverso gli occhi di Giacomo".

E a Recanati Isabella ha scoperto le Marche! "Posti e persone incredibili che, leopardianamente, infondono serenità e insieme rivelano, sotto la cenere, dietro la calma apparente, una grande irrequieta creatività. E poi Ascoli! Non c'ero mai stata e sono rimasta sconvolta dalla sua bellezza. Qui ogni luogo ha molte attrattive turistiche non valorizzate. Suggerisco a tutti di venire nelle Marche!".
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