Da Fabriano a quasi 90 anni Franco Cerri
inizia una nuova avventura discografica

Da Fabriano a quasi 90 anni Franco Cerri inizia una nuova avventura discografica
di Saverio Spadavecchia
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Giovedì 10 Settembre 2015, 23:09 - Ultimo aggiornamento: 23:24
FABRIANO - A quasi 90 anni Franco Cerri inizia una nuova avventura discografica.



L'11 settembre al Relais Marchese del Grillo presenterà il freschissimo album "1..2..3..Quartet!". Un lavoro tutto "made in Marche" dagli studi di registrazioni ai musicisti coinvolti in questo ambizioso progetto. Dopo 70 anni di carriera Franco Cerri non si ferma e rilancia la sua passione nata nel 1942 ad appena 16 anni. Un jazzman che ci invidia tutto il mondo e che della musica ha fatto un messaggio di vita trasmettendolo con la sua esperienza.



Maestro, tutto inizia con una chitarra da 78 lire a 16 anni, cosa ricorda e cosa ci può raccontare di quel periodo?

Ho sempre avuto la passione per la musica, la sentivo dentro, pur non avendo mai posseduto strumenti o radio. Ero affascinato dal suono della chitarra e dopo varie insistenze mio padre me ne regalò una, spronandomi nell'utilizzarla al meglio delle mie possibilità. C'era ancora la guerra a quei tempo e non avevamo soldi, ed ho studiato da solo fino all'incontro con Giampiero Boneschi, che in seguito diventerà un celebrato pianista, che mi aiutò a comprendere le potenzialità dello strumento. Tutto cambiò quando incontrai Gorni Kramer, che apprezzò il mio stile e dopo qualche tempo mi fece entrare nella sua band. Ricordo che raccontai a mio padre del primo incontro con Kramer nel cuore della notte, non mi credette e mi consigliò di andare a letto! Con Gorni siamo stati per molti anni insieme, e questo mi ha indubbiamente aiutato nel formare il mio essere musicista. Mi ha cambiato la vita, ed era diventato per me una seconda famiglia. Lui insieme a Natalino Otto ed il quartetto Cetra. Vivere con loro è stato un regalo ed anche un modo per crescere come artista e come persona.



E dell'esperienza avuta con artisti del calibro di Chet Baker e Django Reinhardt? Cosa le hanno lasciato musisciti di quel calibro a livello professionale ma soprattutto a livello umano?

Ho avuto la fortuna di suonare e conoscere molti grandissimi artisti. Ho suonato il basso nella band di Chet Baker per 3 anni. Conservo molti stupendi ricordi di quei periodi e mi ritengo fortunato per le occasioni che mi sono capitate. Sono riuscito a farmi apprezzare per la mia musica ed al tempo stesso sono riuscito a vivere di musica. Mi ritengo un uomo baciato dalla fortuna, perché nella mia carriera ho avuto il privilegio di suonare con artisti splendidi incontrando le persone giuste al momento giusto. Quando mi sveglio nel cuore della notte e non riesco più a dormire a volte mi fermo a pensare: è in quel momento che mi rendo conto di aver suonato con artisti enormi con molti dei quali son diventato amico. Non sarò stato il musicista migliore d'Italia, ma forse quello più fortunato sì.



Dopo 70 anni di carriera un nuovo disco: che tipo di emozione c'è quando si entra in sala di registrazione con musicisti giovani e preparati?

E' stata una bellissima esperienza lavorare con Stefano Coppari, Mauro Cimarra e Lorenzo Scipioni. Con loro ho avuto la fortuna di registrare il nuovo disco ai Pink House studio di Monsano, dove siamo stati seguiti e prodotti da Francesco Sardella. Persone preparate e dal grandissimo talento. Suonare questa sera al Relais Marchese del Grillo con questa formazione non può che riempiermi di orgoglio, così come mi riempie di orgoglio presentare questo nuovo disco. Mi sento sostenuto dal loro grande talento.

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