La scenografia che aspetta i 50 mila spettatori che a poco a poco entrano a San Siro è una foto. C’è Elton John, di spalle - in tuta color blu elettrico, le iniziali del nome stampate - mentre si prepara a lasciarsi dietro luci e riflettori e incamminarsi su un sentiero giallo, solitario. E c’è una scritta, GoodBye, che per chi la legge sa già di saluti, sa di grande malinconia.
Signori e signore, ecco Sir Elton Hercules John. Arriva per il suo «66esimo concerto in Italia» (allo Stadio San Siro è la prima volta) e per «la sua ultima volta». Il pubblico lo chiama alle 20 in punto, orario di inizio di "Farewell Yellow brick road - the final tour”, il tour mondiale che ha definito «quello della chiusura», per darsi totalmente alla famiglia.
Lui non si fa attendere. Alle 20:07 inizia: “Ciao Milano!”. Mani sui tasti del pianoforte gran coda e parte per non fermarsi praticamente un attimo per tutta la durata dello show. Quella voce tenorile, dal timbro perfetto nonostante i 75 anni, con quel virtuosismo pianistico innato e geniale. Il via con “Bennie and the Jets”, uno dei primi brani scritti con Bernie Taupin, il suo inseparabile paroliere (divisi solo nel biennio ’77-’79), coppia di fatto nella vita artistica e grande amico.
Sir Elton arriva con occhiali bordeaux, frac nero, con strass e paillettes dai colori della bandiera britannica, bianchi, blu e rossi. D’altronde, non poteva essere altrimenti. Elton John a Milano, mentre a Londra corrono i festeggiamenti per i 70 anni di regno della Regina Elisabetta, e lui, presente (in contemporanea) virtualmente nello stesso momento di San Siro (con una performance pre-registrata) al Platinum Party a Buckingham Palace. “Rocket Man (I Think It’s Going To Be A Long, Long Time)”, “Crocodile Rock” ,“Sad Songs (Say So Much)”,“Candle In The Wind” - singolo più venduto di tutti i tempi - mentre scorrono le immagini che ricordano per somiglianza Marilyn Monroe per la quale il brano era stato inizialmente scritto, prima di essere cambiato e cantato ai funerali di Lady Diana.
E ancora, “Don't Let the Sun Go Down on Me” che stasera ha dedicato a Gianni Versace, ringraziando Gucci (che lo ha vestito) e sulla quale scorrono le immagini di “Rocketman” il film del 2019 (premio Oscar per la miglior canzone) diretto da Dexter Flecther che attraversa la sua vita. Someone saved my life tonight, con il cartoon “fantastic” dal chiaro riferimento alla sua vita passata, fatta di cocaina, alcol, bulimia, sesso, contraltare di successi planetari, 400mila di dischi venduti e di tutto esaurito.
Si stacca dal pianoforte solo per prendersi gli applausi del pubblico, in standing, per ringraziarli. «Wow», dice.
E allora, il mix di "Cold Heart" (in duetto con Dua Lipa in video), “Your Song” e “Goodbye Yellow Brick Road”. E ancora applausi, standing, commozione, lacrime. E tanta gioia. Lui esce di scena. Prende il sentiero giallo, da solo. Chissà se quel GoodBye della foto è un addio o un arrivederci. Quello che per ora conta è che è stato un concerto spettacolare.
Photo Credit: Francesco Prandoni