Gabbani fa tappa al FestivalVarco di Civitanova con il suo “Ci vuole un fiore tour”: «Canto la passione ecologista»

Gabbani fa tappa al FestivalVarco di Civitanova con il suo “Ci vuole un fiore tour”: «Canto la passione ecologista»
Gabbani fa tappa al FestivalVarco di Civitanova con il suo “Ci vuole un fiore tour”: «Canto la passione ecologista»
di Chiara Morini
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Giovedì 3 Agosto 2023, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 12:21
CIVITANOVA - Sarà Francesco Gabbani a salire oggi, giovedì 3 agosto, sul palco del FestivalVarco di Civitanova Marche, con la tappa del suo “Ci vuole un fiore tour”. Alle 21,30 al Varco sul Mare inizierà il concerto organizzato da Eclissi Eventi e voluto da azienda dei teatri e Comune (info 0733865994).
Gabbani, come nasce il “Ci vuole un fiore tour”?
«Questo tour nasce dall’idea di realizzarne uno che non fosse fatto solo di concerti, ma avesse anche un filo conduttore con il programma che ho condotto su Rai1, con le tematiche ambientali e con la natura. Volevo portare queste cose dal vivo. Certamente prima di tutto le serate sono pop, con le mie canzoni più conosciute, ma anche con aneddoti, pure della mia infanzia, che spiegano da dove arriva la mia passione per l’ambiente. Vorrei anche aggiungere che essere ecologisti deve partire da dentro, deve essere una cosa veramente sentita».
Canterà anche brani che raccontano la bellezza del nostro pianeta: un esempio? 
«Il mio canto libero di Mogol-Battisti». 
Nello spettacolo ci sono anche monologhi?
«Piccoli estratti del mio rapporto con la natura, ricordando anche la mia terra d’origine, Carrara, il cui territorio in provincia permette di andare dalla montagna al mare in poco tempo, come le vostre Marche!». 
Cosa ha ispirato l’ultimo singolo “L’abitudine”? 
«L’idea, soprattutto per il testo, è di Fabio Ilacqua con cui ho lavorato per la scrittura, approvando in pieno le parole. L’idea è arrivata dal modo di vivere attuale, dal fatto che oggi molti credono di essere quello che possiedono e, per non rimanere indietro, di dover avere quello che hanno anche gli altri e ancora che questo faccia la felicità. In realtà è solo abitudine. Ma credo sia inutile spiegare le canzoni: ritengo infatti sia meglio che ognuno colga quel che trova più vicino a sé stesso». 
Si riesce, con la musica, a sensibilizzare su tematiche come l’ambiente?
«Sì, si riesce con il sentimento. E la musica provoca sentimento in chi l’ascolta, in chi ne fruisce. Per questo si riesce ad avere l’effetto amplificatore del concetto, cioè quando riesce a passare attraverso le emozioni, come del resto accade anche in altri settori. Io non strumentalizzo nulla, anche perché logisticamente per me sarebbe più comodo essere in pianta stabile a Milano, ma quando non sono in tour o in giro per lavoro, vivo la mia zona». 
Lei ce l’ha fatta, ma come si riesce ad avere successo partendo da un piccolo territorio?
«Mantenendo un buon equilibrio, riuscendo a emozionarsi per le proprie origini e la propria terra. Come dicevo, è chiaro che sono sempre in viaggio, ma appena posso torno a casa».
Oggi la musica è cambiata rispetto a quando ha iniziato: come vede quella di oggi?
«Ci sono stati cambiamenti radicali ultimamente nel modo di fruire la musica: ma è giusto che sia così, al passo con i tempi. La musica è lo specchio del tempo in cui si vive e oggi c’è più velocità anche di fruibilità, è sintomatico dei tempi che cambiano. Poi se parliamo di cambiamento buono o meno ritengo sia questione di gusti personali, e i miei sono più vicini a un mondo più tradizionale».
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