Venuti sul Monte Moscosi per il penultimo appuntamento di RisorgiMarche: «Sono qui grazie a Marcorè»

Venuti sul Monte Moscosi per il penultimo appuntamento di RisorgiMarche: «Sono qui grazie a Marcorè»
Venuti sul Monte Moscosi per il penultimo appuntamento di RisorgiMarche: «Sono qui grazie a Marcorè»
di Chiara Morini
4 Minuti di Lettura
Martedì 8 Agosto 2023, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 11:36

APIRO - È già sold out il concerto di Mario Venuti per il penultimo appuntamento di RisorgiMarche. Il cantautore siciliano sarà sul Monte Moscosi (Apiro-Poggio San Vicino) giovedì, 10 agosto, alle ore 17,30, con “Nostalgia del futuro”. 
Venuti, perché RisorgiMarche?
«È un bel contesto, di valori, uno scenario bucolico, ottima la scelta artistica e la musica è buona. Ringrazio Neri Marcorè per avermi invitato». 

 
“Nostalgia del futuro” prende il nome da un suo brano del 2019: perché questo titolo? 
«Ci sono le canzoni passate, alcune del presente e qualcosa del futuro, in attesa del nuovo album che sto preparando e che spero veda la luce entro il 2023.

Ma ci sarà il singolo “Napoli Bahia”, uscito a maggio». 

In questa “antologia” della sua carriera ascolteremo una selezione dal primo all’ultimo brano? 
«“Fortuna” ci sarà, c’è sempre, non manca mai, è una sorta di amuleto per me, il primo brano. Poi certo il canzoniere in tanti anni è divenuto folto, e se aggiungo anche le cover, arrivo ad avere l’imbarazzo della scelta». 

Non è difficile selezionarle?
«No, perché alla fine si scelgono le canzoni più popolari, che sono piaciute di più, o hanno girato meglio in radio».

Lei non segue mai le mode, ma è originale: si riesce a esserlo ancora oggi? 
«Io non mi sento affatto in competizione con reucci o con nuovi eroi musicali, non conosco altra possibilità se non seguire me stesso. Io faccio quello che so fare bene, se mi cimentassi con i nuovi stili o con le nuove tendenze, sicuramente perderei. Essere costanti con sé stessi assicura longevità». 

Ha iniziato ormai quarant’anni fa, con i Denovo, ma crede che fra quarant’anni ci sarà qualcuno degli artisti di oggi?
«Talenti ce ne sono, giovanissimi che crescono, non sono d’accordo con chi pensa che sia tutto fuffa oggi, perché c’è un dato inequivocabile: la musica è comunicazione e tutti gli artisti di oggi sanno comunicare. Sono saltati schemi e codici, ogni generazione ha la sua musica».

Quanto è stato importante, per lei, l’incontro con la musica brasiliana?
«Molto e le dico anche il perché. Ho trovato affinità con un mondo in grado di conciliare la poesia con la musica popolare. Mi riferisco a personaggi del calibro di Caetano Veloso e Gilberto Gil, che hanno saputo conciliare il raffinato con il popolare. La musica brasiliana, poi, tocca le emozioni, con la sua “saudade”, che potremmo tradurre con malinconia: ecco anche questo per me è importante, il fatto che tocchi le corde emozionali. Poi c’è il ritmo e un mix di sensibilità. L’incontro Italia Brasile però non l’ho inventato io. Gilberto Gil cantava già Bongusto, negli anni 70 Endrigo cantò in brasiliano, in Brasile cantavano Dalla. Italia Brasile hanno sempre avuto una certa affinità». 

Cosa può dire del nuovo album in preparazione? 
«Il disco è pronto, mancano gli ultimi dettagli. A settembre uscirà un nuovo singolo. Posso dire che in questo disco vado oltre il puro brasiliano, come in Tropitalia, sono inediti in cui il crossover con altri generi anche del mio passato è evidente. C’è un po’ di tutto, per me è un disco nuovo, un’evoluzione».

Un saluto alle Marche? 
«Ricordo il concerto stupendo, con la band, a Fermo l’anno scorso. Sono contento di tornare, ringrazio di nuovo Neri Marcorè che mi ha invitato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA