Addio Paolucci, le Marche piangono l'ex ministro nostro testimonial. La sua famiglia originaria di Urbino

Nel 2008 gli venne conferita la cittadinanza onoraria per la sistemazione della piazza Duca Federico

Antonio Paolucci, morto l'ex ministro
Antonio Paolucci, morto l'ex ministro
di Steno Fabi
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Martedì 6 Febbraio 2024, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 12:55

Le Marche piangono Antonio Paolucci, grande storico dell’arte ed ex ministro per i Beni culturali durante il governo Dini, morto ieri a Firenze. Paolucci era nato a Rimini (il 19 settembre 1939) da padre urbinate. «I Paolucci - soleva ripetere - sono originari di Urbino, quindi ho radici marchigiane in famiglia».

Il legame

Nella primavera del 2008, Paolucci venne chiamato a presiedere una speciale commissione tecnico-scientifica per il progetto di risistemazione dell’antica piazza Duca Federico a Urbino. E nello stesso anno, a seguito dell’impegno profuso nel progetto della piazza, venne nominato cittadino onorario.  Nel marzo 2016 torna nelle Marche per inaugurare la Pinacoteca di San Severino appena rinnovata e ampliata. Nell’occasione disse che «uno storico dell’arte non può definirsi tale se non ha visitato la pinacoteca di San Severino». Nel 2017 ancora una visita ufficiale nella nostra regione in qualità di testimonial. Lo storico dell’arte è infatti tra i 25 prescelti per la nuova campagna promozionale realizzata per far comprendere la bellezza delle Marche. «Pluralità di culture, di inflessioni linguistiche, di sapori dei cibi, di temperamenti degli abitanti nello spazio di pochi chilometri», così Paolucci definì la nostra regione.

Gli interessi

I suoi primi interessi si rivolsero alla storia artistica delle Marche tra il ‘400 e il ‘500. Studiò Girolamo Di Giovanni, Bernardino di Mariotto, Lorenzo Di Alessandro. C’è stato un periodo della sua gioventù in cui era spesso le Marche. «Credo di conoscere bene - diceva agli amici - le tante piccole capitali delle Marche. Questa regione di 8000 chilometri quadrati sono in verità grandi come un continente e non è un caso che si nominano al plurale». E lui si gettò in una full immersion in questa civiltà plurale: da Pesaro che è stata la sede d’Italia dei Montefeltro, a Urbino con il Palazzo ducale, fino a Camerino.

Il Premio Gentile

Questo legame profondo con le Marche è testimoniato dal cordoglio dell’Università Carlo Bo e di tutta la città di Urbino. «La scomparsa di Antonio Paolucci, tra i massimi esperti del Rinascimento e museologo di fama mondiale è una grave perdita per il mondo della cultura nel nostro Paese», sono le parole di cordoglio espresse dal rettore dell’Università degli studi di Urbino, Giorgio Calcagni, alla notizia della morte dello storico dell’arte all’età di 84 anni. «Paolucci - prosegue il rettore - era legato al nostro territorio, come spesso amava ricordare nelle interviste, a motivo dei suoi studi sul Rinascimento ma anche per ragioni familiari.

Questo legame riguardava anche il nostro Ateneo. Nel 2015 aveva ricevuto il Premio nazionale Gentile da Fabriano nella sezione “Carlo Bo per l’arte e la cultura”. Anche in quell’occasione tenne una bellissima lezione sul ciclo di affreschi dell’Oratorio della Carità, segno non soltanto di grande conoscenza e passione, ma della capacità di saper trasferire agli altri il frutto delle sue ricerche».

Il cordoglio

Anche l’Amministrazione comunale di Urbino ha espresso profondo cordoglio per la scomparsa di Paolucci ricordando la cittadinanza onoraria conferitagli nel 2008. «Ho avuto - sottolinea il sindaco Maurizio Gambini - il grande piacere e onore di conoscere personalmente il professor Paolucci, uomo di grande cultura, dal raro profilo professionale e profondo conoscitore della vita e dell’opera di Raffaello. Ha dato un contributo fondamentale a far conoscere le opere e l’evoluzione artistica del nostro illustre concittadino, tanto che è stato il presidente del Comitato nazionale dedicato alle celebrazioni per i 500 anni della morte del divin pittore. Ho avuto occasione di confrontarmi con lui diverse volte e ho trovato una persona molto disponibile e legatissima alla nostra città, alla sua cultura ed è stato ovunque promotore della bellezza di Urbino che, tra urbanistica e paesaggio, diceva, rappresenta una realtà unica al mondo».

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