Franca Leosini compie 90 anni: da Storie Maledette ai “leosiners”, la carriera della regina del true crime

Sabato 16 Marzo 2024, 11:25 | 2 Minuti di Lettura

"Storie Maledette"

È il 18 settembre del 1994 quando, per la prima volta, va in onda su Rai Tre in seconda serata la trasmissione destinata a consacrare Franca Leosini come la regina del noir sul piccolo schermo. Con delicatezza, rigore e garbo, la giornalista accoglie il racconto di storie di cronaca nera controverse e dolorose, trovando sempre le parole giuste per l'inenarrabile. Franca Leosini è ormai un'icona indiscussa, con un look diventato un marchio: tailleur e messa in piega impeccabile, una personalissima mimica facciale e una dialettica che coniuga sapientemente impietosità e gentilezza. Un mix che le è valso numerosi fan per i quali la Treccani nel 2019 conia addirittura un neologismo ad hoc, i «leosiner». Al tempo stesso ideatrice e conduttrice del programma, con la prima stagione di Storie Maledette, Leosini varca la soglia di carceri sparsi in tutta la penisola: da Busto Arstizio, passando per Perugia, Roma e Pozzuoli. Le sue interviste sono il frutto dello studio attento e meticoloso di migliaia di pagine di atti processuali. Inseparabile dai suoi leggendari quadernoni in cui annota appunti evidenziati con mille colori diversi, il suo motto, negli anni, è rimasta invariato: «capire, dubitare, raccontare». Il suo obiettivo è quello di raccogliere storie carcerarie di persone comuni che, invorticate nel turbine di "storie maledette", sono tragicamente divenute protagoniste di casi di cronaca nera. «Sul piano personale e professionale, ogni storia che racconto è un percorso umano, giudiziario e ambientale faticosissimo: non cerco la verità, che è compito di inquirenti e magistrati, cerco di capire, a volte arrivando a una verità che non è sempre quella storica e processuale», ha sottolineato la giornalista, rivendicando che parte imprescindibile del suo metodo di lavoro è «non anticipare mai le domande», incontrare i condannati «per studiarne la prossemica e il passato, senza prendere appunti davanti a loro» e valutarne «il tasso di sincerità», evitando di farsi strumentalizzare.

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