Covid, negli Usa tornano le mascherine. In Italia gli esperti si dividono: «Indossarle sui mezzi». «No, vaccinare i fragili»

di Domenico Zurlo
Martedì 12 Dicembre 2023, 18:19 | 2 Minuti di Lettura

Andreoni: non demonizzare mascherine

«La mascherina e il lavaggio delle mani sono elementi di sanità pubblica e di intelligenza che non riguardano solo il Covid: sono strumenti che ci aiutano a non trasmettere le malattie infettive respiratorie. E' una questione di civiltà e di convivenza all'interno della comunità. Demonizzarla, come sempre più spesso accade oggi, è davvero insensato ma, ogni volta che lo dico, ricevo insulti da chi ne fa una questione ideologica». Così all'Adnkronos Salute Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) a margine dell'incontro, oggi a Roma, 'La sanità che vorrei. Sanità pubblica del futuro fra ospedale e territorio', in merito alla raccomandazione dei Cdc Usa di tornare a usare la mascherina contro i contagi Covid e ai consigli, in Italia, che arrivano da diversi specialisti di utilizzarla nelle situazioni di affollamento o quando si incontrano anziani e persone fragili.

«Purtroppo la mascherina sembra essere diventata un problema nazionale. Se qualcuno la consiglia sembra che chieda alle persone di sottoporsi a chissà quale tortura. Ma il vivere in una comunità dovrebbe comportare il rispetto delle persone più fragili. Questo significa cercare di non essere vettori di malattia e aiutarle a proteggersi. Mi sembra di dire una banalità ma purtroppo va ribadito. Ricordo che per contrastare l'abitudine a sputare per terra in passato sono state fatte delle leggi che non erano ideologiche ma di buona sanità. Piccole precauzioni non possono essere tabù. In un momento di grande circolazione di virus respiratori come accade oggi - sottolinea - cercare per esempio di mettere il nonno a tavola lontano dai bambini è una cosa di intelligenza, non può essere argomento di contrapposizione».

Per quanto riguarda la mascherina,
«come Simit continuiamo a dire che negli ospedali il personale sanitario e tutte le persone che stanno in ambienti ospedalieri ristretti, debbono usarla. Non è una 'punizione' ma un fatto di assoluta normalità e buonsenso che in alcuni Paesi è indiscusso. E non c'è tanta difficoltà a spiegarlo perché è talmente logico: l'ospedale è pieno di fragilità e servono precauzioni. Proteggere le persone fragili dovrebbe essere normale ma - conclude - dirlo oggi è diventato complicato, basterebbe leggere le mail che ricevo: ogni volta che ribadisco il concetto vengo insultato».

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