Influenza aviaria, allarme in Europa per ondata record: l'Italia è il secondo Paese per allevamenti infetti

Oltre 47 milioni di volatili abbattuti negli allevamenti

Influenza aviaria, allarme in Europa per ondata record: l'Italia è il secondo Paese per allevamenti infetti
Influenza aviaria, allarme in Europa per ondata record: l'Italia è il secondo Paese per allevamenti infetti
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Lunedì 3 Ottobre 2022, 11:44 - Ultimo aggiornamento: 14:59

Mentre siamo alle prese con il Covid l'Europa è nella morsa di un'altra, fortissima epidemia. È l'influenza aviaria che quest'anno ha raggiunto numeri record nella storia con 2500 focolai attivi, 47,5 milioni di volatili abbattuti negli allevamenti, oltre 3.500 casi negli uccelli selvatici, dalla Norvegia al Portogallo. Per gli esperti dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) è la più grande ondata nella storia europea. L'Italia è il secondo Paese per numero di focolai negli allevamenti (317) dopo la Francia (1.383).

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Un'ondata estiva mai vista 

Già dai mesi estivi, quando solitamente i contagi diminuiscono, il numero di rilevamenti del virus dell'influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) è invece rimasto costante e «senza precedenti». Il motivo? Quest'anno il virus ha raggiunto le colonie riproduttive di uccelli marini sulla costa nord atlantica, causando un alto tasso di mortalità in Germania, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito. Da giugno a settembre, sottolineano Efsa e Ecdc, il numero di focolai negli uccelli domestici è diminuito rispetto ai mesi precedenti, ma è stato più di cinque volte superiore rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Influenza aviaria, i rischi per l'uomo 

Il virus nell'uomo può provocare sintomi diversi, che vanno da una lieve infezione delle vie respiratorie superiori (febbre e tosse) a una rapida progressione fino a polmonite grave, sindrome da distress respiratorio acuto, shock e persino la morte

Tuttavia, il rischio di trasmissione nell'uomo è classificato dalle agenzie Ue a livello basso, e da basso a medio per i soggetti esposti per motivi professionali.

Il contagio si verifica infatti a seguito di contatti diretti con animali infetti (vivi o morti) e/o loro escrezioni (in particolare con le feci e gli oggetti o superfici contaminate da queste). Non c'è alcun rischio di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova.   

 

«Il virus ha varcato l'Atlantico»

«È chiaro che l'attuale epidemia è tuttora in corso - dichiara Guilhem de Seze di Efsa - con l'inizio della migrazione autunnale e l'aumento del numero di volatili selvatici che svernano in Europa è probabile che un maggior numero di essi risulti a rischio di infezione da Hpai, a causa della persistenza del virus in Europa». Nell'autunno del 2021 il virus ha varcato per la prima volta l'Oceano Atlantico, diffondendosi dall'Europa al Nord America. Nelle aree densamente popolate e nei sistemi di produzione avicola altamente esposti all'influenza aviaria, sottolinea Efsa in una nota, «andranno prese in considerazione strategie di prevenzione a medio e lungo termine».  

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