Urbino, inaugurato il nuovo campus scientifico dell'Ateneo. Il rettore: «Sarà polo di innovazione»

Urbino, inaugurato il nuovo campus scientifico dell'ateneo. Il rettore: «Sarà polo di innovazione»
Urbino, inaugurato il nuovo campus scientifico dell'ateneo. Il rettore: «Sarà polo di innovazione»
di Beatrice Giannotti
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Giovedì 21 Marzo 2024, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 22 Marzo, 08:58

URBINO Inaugurato il nuovo campus scientifico Enrico Mattei, ex Sogesta, alla presenza delle autorità politiche e religiose. Si tratta un grande hub dedicato esclusivamente alla ricerca.

«Una giornata importante, un’inaugurazione in occasione della giornata delle università aperte – spiega il rettore dell’università Giorgio Calcagnini -. Nei fatti questi luoghi sono frequentati dalla fine dello scorso anno ma tenevamo a un momento ufficiale coinvolgendo docenti, studenti, personale tecnico amministrativo e anche la cittadinanza. Un polo che è e che, mi auguro, sarà sempre più un’eccellenza nella ricerca, un settore importante per ricevere finanziamenti pubblici, aspetto importante anche per la carriera dei docenti e per la collettività».

Investiti 20 milioni di euro

Sono stati investiti 20 milioni di euro, di cui 5,5 milioni dalla Regione Marche.

Un impegno durato quasi quattro anni. All’inizio della cerimonia il rettore ha letto il messaggio del Presidente della Repubblica ed è stato proiettato un video di saluto della ministra dell’università e della ricerca, Anna Maria Bernini.

«Completamente ristrutturato l’edificio, sia per l’aspetto antisismico che energetico: ben otto classi energetiche in più – spiega il prorettore Vicario Vieri Fusi –. Le nuove strumentazioni scientifiche all’avanguardia saranno a disposizione dei ricercatori per nuove sinergie nella ricerca in questi quasi 5mila metri quadri». Un progetto che vede a stretto contatto tecnologia e ricerca come spiegato dal professore Mauro Magnani: «Ci sono qui molte discipline che fino ad ora vivevano separate ma, per le attività che si svolgono oggi sono commistione perfetta che può fare la differenza. L’area chimica, dei materiali, della morfologia, della biochimica, della biologia molecolare: attività che oggi non possono più muoversi separatamente».

La struttura Eni negli anni '70

Una struttura nata negli anni ’70 grazie alla decisione di Eni di portare qui «un’iniziativa internazionale per farne un luogo in cui persone da tutto il mondo potessero lavorare insieme e formarsi - evidenzia Magnani -. Finché nel 1995 l’università ha acquistato gli spazi, mantenendo la destinazione originaria: una parte per residenze e una per studio e ricerca. Questo è il terzo momento importante per la vita di questa struttura che diventa luogo di ricerca, sviluppo e alta formazione. Si tratta di una delle strutture, a mio sapere, più grandi del centro Italia. Sono state fatte delle scelte per farne un modello diverso da quello che c’è stato fino ad ora».

Spazio per 800 persone

Oltre 400 persone occupano questi spazi, ma raddoppieranno in vista dell’espansione in programma che vedrà altri 6mila metri di laboratori. Migliorie molto apprezzate da chi questi spazi li vive come Passant Abdalla, dottoranda al terzo anno di biotecnologie: «Ho visto l’evoluzione di questo luogo che porta ad avere finalmente a contatto le equipe di ricerca dei diversi campi con la disponibilità di tutte le strumentazioni all’avanguardia. Finalmente come biotecnologie e biochimica siamo vicino ai chimici».

Spazi luminosi «moderni e innovativi, con tutte le ‘armi’ a disposizione per fare bene – spiega il professore Giovanni Piersanti –. Vogliamo migliorare qualità, livello internazionale scientifico e di ricerca e faremo di tutto per riuscirci».

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