La Maddalena attribuita a Raffaello, da Urbino netta stroncatura: «Tutti gli studiosi concordi, quella è una copia»

La Maddalena attribuita a Raffaello, da Urbino netta stroncatura: «Tutti gli studiosi concordi, quella è una copia». Nella foto il dipinto del 1504 con le fattezze della moglie del Perugino
La Maddalena attribuita a Raffaello, da Urbino netta stroncatura: «Tutti gli studiosi concordi, quella è una copia». Nella foto il dipinto del 1504 con le fattezze della moglie del Perugino
di Eugenio Gulini
3 Minuti di Lettura
Martedì 19 Settembre 2023, 06:40 - Ultimo aggiornamento: 12:29

URBINO - Nella città natale di Raffaello l’attribuzione di un nuovo dipinto al divin pittore - l’olio su tavola realizzato nel 1504, 46 centimetri per 34: la Maddalena con il volto di Chiara Fancelli, la moglie del Perugino - ha l’effetto di un tipico temporale estivo. Rumoroso ma passeggero.

Giudizio tranciante

Luigi Bravi, presidente dell’Accademia Raffaello che per statuto ha il compito di valorizzare l’opera del pittore che crebbe alla corte dei Montefeltro e compì una folgorante parabola creativa assurgendo in pochi anni al vertice dell’arte del Rinascimento, il giorno dopo la notizia lanciata dalla conferenza di Pergola “La bellezza ideale – La visione della perfezione di Raffaello Sanzio” è ancora più categorico nello stroncare l’attribuzione.

«Non sembra che siano state espresse riserve da parte della comunità degli studiosi di storia dell’arte sul fatto che ci troviamo davanti a un non-Raffaello - afferma Luigi Bravi -. L’unanimità delle voci accreditate presso la comunità degli esperti è il vero fatto eccezionale: dai più disinvolti ai più restii nel fare attribuzioni, nessuno afferma che quella che è stata presentata non sia altro che una copia da Perugino». L’attribuzione a Raffaello è di Annalisa Di Maria, esperta internazionale di Leonardo da Vinci e del Rinascimento italiano, chiamata da un collezionista privato a valutare il dipinto.

Le incongruenze rilevate

«Perché mai Raffaello nel 1504 - domanda Bravi -, ormai affrancatosi dal pur problematico apprendistato presso Perugino, si sarebbe messo a copiare un dipinto del Vannucci? Cosa manifesta che la copia sia di Raffaello e non di un qualsiasi altro della bottega di Perugino? Cosa sperava di ottenere il “pool di esperti” con questa rivelazione, destinata a finire nel dimenticatoio.

Bisogna ricordare che con una certa regolarità si assiste a episodi di questo tipo. «In una mai palesata collezione privata (perlopiù straniera) - osserva il presidente dell’Accademia Raffaello - appare il “vero” dipinto, del quale è nota una versione musealizzata, di solito ritenuta inferiore. Si potrebbe a buon diritto parlare di genere letterario, il romanzo che combina oggetti d’arte e velleità di scienziati (chimici, matematici) per affermare la verità con gli strumenti delle scienze».

«Siamo davanti a uno dei tanti episodi legati alla fortuna di Raffaello - conclude Bravi - , che vede il diffondersi ininterrotto di copie delle sue opere, di falsificazione dei suoi disegni, di opere fatte passare per autentiche nel mercato. Tutte tipologie rappresentate nelle opere esposte nella Casa di Raffaello, per chi volesse averne sott’occhio un campionario. Nel caso specifico è chiaro che si desta maggior interesse (verosimilmente anche di mercato) per una copia da Perugino che sia attribuita a Raffaello da Urbino anziché a Bertino da Piansevero (nome fittizio, beninteso)».

Il direttore del Palazzo Ducale

Luigi Gallo, direttore della Galleria nazionale delle Marche, con il suo solito aplomb alla richiesta se la “Maddalena” sia a suo avviso di Raffaello, è laconico e di sole sei parole: «Ma no, no. È una copia». «Non sono la persona giusta per valutare – commenta dal canto suo il sindaco di Urbino con delega alla cultura Maurizio Gambini –. Il mio prosindaco (Vittorio Sgarbi, ndr) è più esperto di me e dice che l’attribuzione è improbabile».