PESARO - Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. E quattro architetti scendono in campo per difendere i palazzi della Provincia che, si ipotizza entro l’anno, lascerà i suoi storici uffici di viale Gramsci. L’ente li metterà in vendita a un prezzo di mercato e, proprio per questo, ha richiesto al Comune una variante al Piano regolatore generale (dalla Conferenza di servizi è arrivato il primo via libera insieme alle prescrizioni della Soprintendenza) che permetta di allargare la destinazione urbanistica in vista di una trasformazione dell’immobile anche in appartamenti, negozi, studi professionali.
Il patrimonio
Scenari futuri arrivati come fumo negli occhi di questo gruppo di battaglieri professionisti che hanno addirittura paventato la distruzione degli edifici.
Lo staff
Nel frattempo sono ancora in corso le trattative dell’Amministrazione di viale Gramsci per la nuova sede dei suoi uffici, individuata nel complesso dell’ex Banca d’Italia in via Rossini. Al grido di ”Salviamo il palazzo della Provincia”, lo staff di architetti pesaresi, strenui difensori delle testimonianze del passato, si è fatto paladino della conservazione dei due edifici che, avendo ormai oltre 60-70 anni, rivestono in ogni caso una testimonianza di Pesaro da preservare. La levata di scudi va in scena questa mattina alle 11 nella sala Rossa del Comune. «Si affronterà il tema della salvaguardia dal rischio della trasformazione di destinazione d’uso dell’edificio, alla luce della discussione in consiglio comunale sull'adozione della variante sostanziale al Prg». Firmato dagli architetti Alessandro Ceccarelli, Paolo Marconi, Achille Paianini e Clara Tarca. È ovvio che non si possa distruggere neppure il palazzo più recente, opera del noto architetto romano Filippo Sbardella, coadiuvato dall'ingegnere Leopardo Cioppi e dall’architetto Celio Francioni, entrambi pesaresi. Anche l'Ordine degli architetti di Pesaro Urbino si è dichiarato assolutamente contrario alla demolizione perché i palazzi rivestono un valore storico per la città.
La confusione
«Nella confusione che regna a Pesaro sui beni culturali - commenta Roberto Malini del comitato “Pesaro città d’arte e cultura” -, l’architetto Achille Paianini fa bene a evidenziare il valore e i vincoli del complesso di viale Gramsci. Non si sa mai. Pensiamo a quel che è successo alla "Ragnatela" di piazza del Popolo, 400 anni di storia andata in polvere. Oppure alle ceramiche che incorniciavano, fino allo scorso anno, la casa di Ferruccio Mengaroni in via Castelfidardo, distrutte dal nuovo proprietario. E all'ex cinema Duse, smembrato e in attesa di demolizione».