Pesaro, la solidarietà riunisce una coppia tunisina (senza documenti, lei incinta) che la burocrazia invece vuole dividere

La solidarietà riunisce una coppia che la burocrazia invece vuole dividere
La solidarietà riunisce una coppia che la burocrazia invece vuole dividere
di Luigi Benelli
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Mercoledì 6 Settembre 2023, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 12:54

PESARO La difficoltà di conciliare burocrazia e buon senso. Senza documenti e con il rischio che marito e moglie immigrati e in attesa di essere regolarizzati vengano separati. E’ la storia di due giovani tunisini arrivati da un Cas (centro accoglienza straordinaria) di Messina. Lei Afef (26 anni) è incinta e a Roma gli è stata rubata la valigia con i documenti. Lui Aymen 31 anni ha recuperato un foglio con la richiesta di passaporto rilasciata dal consolato tunisino a Genova. Dopo due mesi sono finiti a Pesaro, all’Hotel Elvezia dove il titolare Andrea Verde si è preso a cuore la loro vicenda. E’ lui a raccontare la loro storia.


«Arrivati a Fano hanno conosciuto in ragazzo tunisino che alloggia all’hotel Elvezia e che li ha indirizzati alla locale Caritas dove c’è una mediatrice culturale tunisina che li avrebbe potuti aiutare a districarsi tra le pastoie della burocrazia.

Sono arrivati a Pesaro perché il loro connazionale li ha portati qui venerdì scorso. Ovviamente mi sono attivato subito perché non si può lasciare una ragazza incinta in mezzo alla strada. Noi accogliamo le emergenze umanitarie inviateci dal pronto intervento sociale e ne abbiamo sollecitato l’intervento coinvolgendo gli enti preposti». I primi giorni sono stati difficili. Lui per tre notti è stato ospite a Casa Mariolina, lei in un altro hotel. Entrambi sono stati presi in carico dalla Città della Gioia, l’associazione di volontariato che si occupa di fornire alloggi d’emergenza e che è collegata anche all’Amministrazione comunale.

Il tetto


«Hanno avuto un tetto - prosegue Verde - ma sono stati separati. Nella camera che affittiamo al pronto intervento sociale non li fanno entrare perché hanno paura che poi non ne escano visto che non si può far uscire una donna incinta». Tra rimpalli e burocrazia la situazione non è andata per il meglio, con il rischio di avere la strada come letto. «Ma abbiamo continuato ad attivarci per trovare una soluzione. Per fortuna dopo un altro colloquio alla Caritas sono stati affidati a noi dove hanno trovato un pasto caldo, una camera insieme, e hanno recuperato il sorriso. Al momento potranno fermarsi un altro paio di giorni, ma poi la burocrazia farà il suo corso. Ma non smettiamo di cercare un escamotage per aiutarli. Vorremmo che venissero presi in carico così da poter regolarizzare i documenti. Lui è pronto a cercarsi un lavoro per sostenersi anche perché il bambino nascerà a breve e sarebbe bello che possa farlo a Pesaro grazie alla solidarietà di tutta la città. Sarebbe anche un bel segnale verso il tema della denatalità e del calo demografico. Soprattutto sarebbe una follia separarli in un momento così delicato». 
 

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