Pool di scienziati per il piano contro la sempre più acuta crisi dell’acqua: ecco chi è coinvolto

Pool di scienziati per il piano contro la crisi dell’acqua: ecco chi è coinvolto
Pool di scienziati per il piano contro la crisi dell’acqua: ecco chi è coinvolto
di Veronique Angeletti
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Domenica 26 Giugno 2022, 07:35 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 04:17

PESARO  - Una alla volta arrivano dai Comuni le ordinanze per evitare gli sprechi, controllare e limitare i consumi idrici. Purtroppo, la portata del Metauro, la principale fonte idropotabile del pesarese, non lascia spazio ad alternative. Dai dati Enel risulta che, in ingresso, al bacino del Furlo (affluente Candigliano) la portata è scesa al di sotto dei mille litri al secondo mentre quella in ingresso al bacino di San Lazzaro (Furlo + Metauro), dovuta in massima parte dal rilascio del Furlo, è addirittura inferiore (circa 745 l/s).

E siccome la tendenza non può che essere volta al peggioramento, non si prevedono pioggie per i prossimi 15 giorni, arrivano le ordinanze. Inoltre, alla crisi idrica anticipata, si aggiunge un ulteriore problematica.

A Fano, c’è un inquinamento ambientale che impatta negativamente sulla potenzialità di captazione di acqua di falda da parte del gestore Aset e, in località Torno, è stato riscontrato il superamento dei valori di concentrazione di soglia di contaminazione riferito al parametro Tetracloroetilene. 


Tra i pozzi attualmente interessati si trovano anche quelli di Falcineto Basso e Ca’ Severi che vengono utilizzati nel periodo estivo per l’approvvigionamento idropotabile dell’acquedotto che serve Cuccurano, Carrara e Cannelle con una potenzialità di 10 l/s cadauno. Intanto, se per affrontare la crisi, i sindaci del Pesarese agiscono tramite ordinanze, tramite l’ Aato1, l’Assemblea dell’Ambito territoriale ottimale, sono passati al contrattacco attivando il piano votato il 22 dicembre scorso in assemblea. Un piano che, tra priorità e sfide climatiche, mira a ridisegnare scientificamente l’approvvigionamento idrico-potabile provinciale.

Scientificamente, costituendo un gruppo di studio di alto profilo in cui hanno confluito ricercatori e docenti della Politecnica delle Marche, dell’Università di Urbino, dell’Università di Padova e professionisti operativi nelle società di gestione Aset di Fano e Marche Multiservizi di Pesaro. «In una prima fase, lo studio – spiega la direzione dell’Aato 1 - in linea con le problematiche che si stanno affrontando anche a livello nazionale e internazionale conseguenti ai cambiamenti climatici in atto, svilupperà argomenti inerenti la stima delle risorse e dei fabbisogni del territorio provinciale includendo la loro interrelazione con i diversi tipi di siccità, in un contesto di variazione delle condizioni climatiche. Le valutazioni che si effettueranno comprenderanno anche l’analisi del potenziale di approvvigionamento quantitativo e qualitativo da fonti alternative di acqua». 


Tradotto dovranno elaborare un’analisi che consentirà ai sindaci di poter gestire meglio le risorse in caso di siccità e scarsità idriche ma più di tutto di poter programmare decisioni “sensibili”. Come ad esempio affrontare l’ipotesi di uno o più invasi per accumulare l’acqua d’inverno e le loro eventuali localizzazioni. Questo studio, inoltre, consentirà di contestualizzare e quantificare davvero i risultati ottenuti dai progetti finanziati dal Pnrr dopo approvazione dal Ministero. Progetti che renderanno gli acquedotti più moderni, più efficienti e più performanti. Prevedono il rilievo e la modellazione della rete idrica, la ricerca delle perdite con tecnologie all’avanguardia, la suddivisione delle reti di acquedotto in distretti controllati da strumenti di misura e di analisi, il tele-controllo dei consumi di utenze produttive e il rinnovamento delle reti di acquedotto per il recupero di risorsa idrica. Come lo studio consentirà anche di misurare l’effetto della riorganizzazione del sistema acquedottistico dell’entroterra su temi come l’uso delle acque del Pozzo Burano.


L’ipotesi, in determinati momenti critici dell’anno, di canalizzare le acque “strategiche” nell’acquedotto dell’Alto Metauro ed evitare di buttare dell’acqua di qualità eccelse nel fiume Candigliano con il suo corredo di sprechi. Ossia l’evaporazione di una bella percentuale di litri e il costo di dover potabilizzare di nuovo le acque. Infine, il piano prevede di fare pressione sull’Enel per la pulizia degli invasi e anche un programma d’educazione nelle scuole. Perché imparare ai più piccoli ad usare bene l’acqua è educare i grandi a non sprecarla. 

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