PESARO - Sembra un bollettino di guerra, la cronaca giornaliere del caldo rovente. Ogni giorno, nel Pesarese, solo per dissetare gli animali delle fattorie anche allevati allo stato brado si stima che siano necessari oltre due milioni di litri di acqua. Dato che non tiene nemmeno conto del lavaggio delle stalle, delle doccette refrigeranti e degli impianti di nebulizzazione.
«Gli animali – ricorda Daniele Magnoni dell’azienda agricola Castelvecchio di Cagli – tali quali agli uomini, soffrono molto del caldo. Per impedire che vadano sotto stress, devono idratarsi maggiormente». Con il padre Giovanni, il titolare dell’azienda di famiglia, Daniele alleva un’ottantina di bovini di razza marchigiana. «In parte rimangono in fattoria, in parte le lasciamo allo stato brado sul Nerone e sul Catria». Si ritiene fortunato perché l’acqua ancora c’è ma, se il caldo continua a non dare tregua, prima o poi, dovrà fare la spola con le cisterne. Nelle fattorie, intanto, le misure anti afa fanno crescere il consumo di acqua e di energia in un momento dove l’acqua non è dappertutto abbondante e i prezzi del kwh è alle stelle e vanno a gravare sui conti dell’impresa agricola. Il che fa gettare la spugna a Lorenzo Raschini dell’azienda agricola omonima, allevatori da tre generazioni a Tavoleto.
«Voglio chiudere – afferma deciso - perché i problemi sono troppi, la gestione è difficile, ci si gioca pure la salute e non c’è più soddisfazione.
«La siccità, la morsa del caldo - incalza Raschini – si stanno sommando ai problemi economici gravi della guerra in Ucraina e prima ancora di alcuni rialzi di prezzi legati alla pandemia. Il mangime – osserva – è praticamente doppiato e noi allevatori non abbiamo alternative. Non possiamo dire all’animale che deve mangiare di meno. Comprare oggi costa davvero lacrime e sangue».
Racconta che paga 10 euro il quintale di paglia che serve per fare la lettiera e assorbire il letame mentre prima era già caro comprarlo 6 euro. Il fieno in aumento sfiora addirittura i 20 euro mentre fino a pochi mesi fa costava 12. Il mais che aveva una quotazione intorno ai 18 euro al quintale, oggi ha superato i 40. Pragmatico, Claudio Calevi, il direttore Coldiretti Pesaro, affronta il problema alle sue radici. «E’ fondamentale che sia data priorità di uso delle risorse idriche disponibili al settore agricolo e zootecnico. Settore che assicura la disponibilità del cibo e poi dobbiamo assolutamente favorire interventi infrastrutturali di medio e lungo periodo al fine di aumentare la capacità di accumulo dell’acqua lì dove rischia di mancare». È l’applicazione del piano che Coldiretti ha realizzato con Anbi, l’associazione nazionale bonifiche irrigazioni miglioramenti fondiari. Il piano mira alla realizzazione di un sistema di invasi in grado di raccogliere l’acqua piovana, da poter poi utilizzare in seguito a seconda delle necessità.
L’a
L’Italia al momento raccoglie solo l’11% delle precipitazioni, e il piano Coldiretti-Anbi punta ad alzare questa percentuale al 50% nel lungo periodo. «Il pesarese - sostiene - lo dimostra palesemente con la diga di Mercatale. Laddove arriva la rete idrica installata dal Consorzio di Bonifica, gli agricoltori non hanno problemi mentre è sempre più grave la situazione di chi non usufruisce dell’acqua di invasi. Ancora più grave per chi alleva gli animali all’aperto, allo stato brado. Gli animali di solito ad estate inoltrata, questa volta a quanto pare prima, difficilmente trovano adesso una fonte naturale dove abbeverarsi ed è diventato di gestione ordinaria che l’allevatore porti l’acqua in quota».
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