Omicidio Panzieri, un pool di psichiatri per il killer. Con lui in aula anche i familiari di Pierpaolo

Omicidio Panzieri, un pool di psichiatri per il killer. Con lui in aula anche i familiari di Pierpaolo
Omicidio Panzieri, un pool di psichiatri per il killer. Con lui in aula anche i familiari di Pierpaolo
di Luigi Benelli
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Mercoledì 12 Aprile 2023, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 17:17

PESARO -Sette consulenti per stilare la perizia psichiatrica per Michael Alessandrini. Il caso è quello dell’omicidio di Pierpaolo Panzieri, avvenuto nella sua abitazione di via Gavelli, nel centro storico di Pesaro, la sera del 20 febbraio. Il 27enne è stato ucciso con 15 coltellate. Reo confesso dell’omicidio Alessandrini, 30enne pesarese, in carcere a Villa Fastiggi dallo scorso 16 marzo, dopo l’estradizione in Italia dalla Romania. Ieri si è svolto l’incidente probatorio avanzato dalla Procura di Pesaro e finalizzato ad effettuare la perizia psichiatrica sull’indagato: nominato il collegio peritale.

In aula c’era Alessandrini, ma erano presenti anche le parti offese ovvero il padre, la madre e il fratello di Pierpaolo che il 30enne conosce.

Michael Alessandrini e Pierpaolo Panzieri erano amici, anzi per molti il 27enne era il suo unico amico. 


La tensione


Ieri era la prima volta che Alessandrini e i familiari della vittima si incontravano dopo il delitto: gli sguardi tra loro non si sono mai incrociati ma era palpabile una comprensibile tensione. Una presenza composta e silenziosa quella della famiglia Panzieri, ma è chiaro che si è trattato di un momento che li ha fortemente provati. Il padre, la madre e il fratello hanno visto dopo quasi due mesi chi ha ucciso il loro Pier. Il Gip ha nominato come consulenti Pietro Pietrini, ordinario di Psichiatria, Stefano Zago specialista in neuroscienze. I consulenti del pm sono Renato Ariati e Marco Samory. Quelli della parte offesa sono Marziano Cerisoli e Monia Vagni mentre la difesa dell’indagato ha scelto Anna Maria Casale. 


I tempi


La perizia inizierà i 27 aprile, e dovrà essere chiusa entro il 30 giugno. Nuovo appuntamento in aula il 14 luglio alle 10 davanti al Gip per l’esito. «E’ un quesito ampio che permetterà di indagare le capacità di intendere e di volere dell’indagato sia prima del fatto, durante e dopo il fatto – ha spiegato l’avvocato Salvatore Asole, legale di Alessandrini – Infine i consulenti valuteranno la capacità processuale e l’eventuale pericolosità sociale. Questo è un passaggio fondamentale che potrebbe condizionare tutto il procedimento. Da questa perizia dipendono le sorti di Alessandrini perché se fosse dichiarata totalmente la sua incapacità di intendere e di volere, ci sarà un non luogo a procedere e si opterà per una misura di sicurezza in una Rems, le residenze che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari. Qualora ci fosse una parziale infermità si andrà a processo con tutte le attenuanti del caso. Dunque un passaggio chiave». Presente anche il legale della famiglia di Panzieri, Paolo Biancofiore: «Una perizia con un quesito ampio, adeguato alle circostanze oggetto dell’approfondimento della perizia anche a tutela dell’indagato». Si era dichiarato reo confesso dell’omicidio, ma aveva escluso il motivo passionale. Aveva riferito di aver adempiuto a una voce divina che in quel momento gli ha imposto di uccidere il povero Pierpaolo in quanto a suo giudizio era un “malfattore”. Questa la parola usata da Michael. Secondo Michael, Pierpaolo avrebbe sfruttato assieme ad altri una donna, Julia (circostanza mai risultata). Michael avrebbe voluto proteggere la donna, emotivamente fragile, agendo per conto di Jahvè, il dio biblico degli eserciti. 


Il “giustiziere”


Alessandrini avrebbe quindi agito come “giustiziere”, aspetto già emerso nell’interrogatorio reso a Timisoara. Tutto si sarebbe innescato per quello che ha definito uno strano messaggio e da alcune parole emerse nella cena che gli avrebbero confermato certi suoi sospetti. Michael dopo l’omicidio era scappato in Romania, in una fuga durata 30 ore, prima di essere bloccato dalle autorità romene e portato a Timisoara, dove è stato rinchiuso in cella fino all’estradizione in Italia.

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