Pesaro, il delirio mistico del giustiziere Michael: «Javhè mi ha detto di difendere Julia»

Pesaro, il delirio mistico del giustiziere Michael: «Javhè mi ha detto di difendere Julia»
Pesaro, il delirio mistico del giustiziere Michael: «Javhè mi ha detto di difendere Julia»
di Luigi Benelli
4 Minuti di Lettura
Sabato 18 Marzo 2023, 04:15 - Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 08:39

PESARO Nessun movente passionale, sono state le “voci divine” a ordinare a Michael Alessandrini di uccidere Pierpaolo Panzieri la sera del 20 febbraio. Ieri interrogatorio di garanzia per il 30enne reo confesso dell’omicidio. Quattro ore di faccia a faccia, nel carecere di Villa Fastioggi con il gip Antonella Marrone, il pubblico ministero Silvia Cecchi, assistito dall’avvocato Salvatore Asole. Michael è stato un fiume in piena, ha ripercorso tutti i momenti del delitto e spiegato i motivi dicendo di non essere pentito. 


Un fiume in piena

«E’ stato un interrogatorio molto lungo – spiega Asole - non si è sottratto a nessuna domanda.

Per prima cosa si è ancora dichiarato reo confesso dell’omicidio. E’ da escludere il motivo passionale. Piuttosto ha riferito di aver adempiuto a una voce divina che in quel momento gli ha imposto di uccidere il povero Pierpaolo in quanto a suo giudizio era un “malfattore”. Questa la parola usata da Michael». Il motivo è da ricercare nell’intreccio che porta a quella donna già tirata in ballo, Julia.

«Secondo Michael, Pierpaolo avrebbe abusato e sfruttato assieme ad altri, un gruppo di ragazzi, di questa donna di nome Julia». Cosa inaccettabile per Alessandrini che la riteneva indifesa e fragile e che avrebbe quindi agito come “giustiziere”, aspetto già emerso nell’interrogatorio reso a Timisoara. Il killer avrebbe parlato di «un sito web dove diffonderebbero immagini di ragazze, ma tutto quanto è da appurare dalle analisi di cellulari e pc». Quindi «grazie alla voce divina si sarebbe sentito in dovere di fare quanto fatto. Tutto si sarebbe innescato per quello che ha definito uno strano messaggio e da alcune parole emerse nella cena che gli avrebbero confermato certi suoi sospetti». Michael avrebbe voluto proteggere quella ragazza fragile, agendo per conto di Jahvè, il dio biblico degli eserciti. La stessa madre del 30enne aveva raccontato che il figlio sentiva le voci e parlava con Jahvé. 

L’istanza

«Abbiamo già depositato l’istanza di perizia psichiatrica – spiega Asole – non sono un medico, però mi sento di dire sia doverosa. Ma a questo punto potrebbe essere un’attività di indagine disposta anche direttamente dalla procura». Asole è convinto di un aspetto. «Per quanto emerso in interrogatorio mi sento di escludere la premeditazione. E’ stato un delitto d’impeto, un raptus non premeditato». Quanto all’arma, il coltello, Michael «era solito portarlo con sè, dunque non è stato portato con quella finalità». Poi ha ripercorso le fasi dell’omicidio, raccontate nei dettagli. Insomma una sorta di delirio mistico che ha armato la mano di Alessandrini deciso a proteggere la 40enne Julia che lui sentiva in pericolo rilevando in Pierpaolo Panzieri la minaccia. Motivazioni e modalità che ricordano il terribile omicidio di Collemarino avvenuto nel 2014. L’assassinio della piccola Alessia di 18 mesi, accoltellata 30 volte dal padre Luca Giustini che era convinto di eseguire l’ordine di una voce divina. 

Il carcere

Alessandrini è stato estradato giovedì dalla Romania e dopo essere atterrato a Roma è stato portato al carcere di Villa Fastiggi. L’autopsia ha evidenziato sul corpo del 27enne 15 lesioni da arma da taglio. Almeno quattro di queste alla gola, considerate fatali. Ci sarebbero anche altre due importati ferite alla schiena che hanno causato seri danni, ma bisognerà attendere gli esami sui tessuti e le risposte arriveranno in qualche settimana. Dopo il fatto Alessandrini si è dileguato con la macchina del padre facendo perdere le proprie tracce e diretto verso l’Europa dell’Est. Sulle sue tracce la squadra mobile. Poi l’arresto ad Arad a bordo di un treno verso la Moldavia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA