PESARO Alla fine è prevalso il buon senso. Ieri mattina la tensione alle stelle di Alessandro Moneti, l’agricoltore in carrozzina che ha commosso la città, e dei suoi genitori (il fratellino di 13 anni era a scuola) per lo sgombero annunciato dell’abitazione si è, seppur di un soffio, allentata.
Il rinvio
Tutto rinviato di dieci giorni per un secondo tenatativo di liberare la casa e renderla disponibile alla nuova proprietaria, anche se il papà Giuseppe ha chiesto come minimo tre mesi per trovare un nuovo appartamento, adattarlo alle esigenze del figlio in carrozzina con ausili e montascale, e organizzare il trasloco.
Un percorso fisioterapico definito ”militare” che starebbe dando “risultati inimmaginabili” nella palestra privata di San Ginesio, a 150 chilometri da Pesaro e al costo di 4.000-5.000 euro al mese. Si sono quindi seduti attorno al tavolo del soggiorno avvocati e famiglia per trovare la quadra tra le esigenze della nuova aggiudicataria, che al momento sta pagando sia il mutuo di casa sia l’affitto dove vive, e la tempistica necessariamente assai più lunga di Alessandro e famiglia.
Contatti mancati
«Ho fatto quello che la legge stabilisce - commenta Pratelli -, l’intervento delle forze dell’ordine era previsto, ma l’ufficio di gabinetto della questura ci ha comunicato che non ci sarebbero stati, mentre avrebbero dovuto esserci, ho messo tutto a verbale. Siamo arrivati a questa situazione perché non abbiamo più avuto contatti con la famiglia Moneti. Questo è l’esito finale, pur comprendendo il disagio che stanno vivendo. Ma non dimentichiamo che, dall’altra parte, c’è una signora con figli che sta pagando il mutuo e l’affitto. Bisogna quindi contemperare i due interessi». I legali hanno chiesto un rinvio di dieci giorni, ma la data deve ancora essere formalizzata dal tribunale nel secondo ordine di liberazione dell’immobile, mentre i genitori di Alessandro continuano a sostenere la necessità di una proroga più lunga. Nel frattempo la nuova proprietaria sarebbe intenzionata a presentare rimostranze al giudice, chiedendo un risarcimento danni per il ritardato ingresso nell’abitazione ormai di sua proprietà.
Le ricerche
«Intensificheremo le ricerche di una nuova casa - dichiara dopo la lunga mattinata Giuseppe Moneti -, sappiamo bene che l’immobile non è più nostro, ma abbiamo bisogno di tempo per rimetterci in carreggiata. Il 4 marzo saremo daccapo, per quella data non ce la facciamo a trovare un’altra casa e adattarla alle esigenze di mio figlio. C’è chi si è fatto avanti per pagarci l’albergo, non è certo questa la soluzione, ci sono di mezzo un ragazzino con il diritto di crescere e Alessandro che combatte per recuperare la sua vita. E i risultati sono incoraggianti. Chiediamo clemenza e pazienza, liberiamo la casa, sappiamo bene che non è più nostra, ma prevalgano il buon senso e l’umanità, abbiamo bisogno delle persone che ci sostengono con il cuore».