Alessandro, sgombero rinviato di 10 giorni: «Ma a noi servono come minimo tre mesi»

Alessandro, sgombero rinviato di 10 giorni: «Ma a noi servono come minimo tre mesi»
Alessandro, sgombero rinviato di 10 giorni: «Ma a noi servono come minimo tre mesi»
di Miléna Bonaparte
4 Minuti di Lettura
Giovedì 23 Febbraio 2023, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 23:48

PESARO Alla fine è prevalso il buon senso. Ieri mattina la tensione alle stelle di Alessandro Moneti, l’agricoltore in carrozzina che ha commosso la città, e dei suoi genitori (il fratellino di 13 anni era a scuola) per lo sgombero annunciato dell’abitazione si è, seppur di un soffio, allentata. 

Il rinvio

Tutto rinviato di dieci giorni per un secondo tenatativo di liberare la casa e renderla disponibile alla nuova proprietaria, anche se il papà Giuseppe ha chiesto come minimo tre mesi per trovare un nuovo appartamento, adattarlo alle esigenze del figlio in carrozzina con ausili e montascale, e organizzare il trasloco.

Doveva essere un blitz ai ferri corti e invece si è intavolato un confronto, anche grazie al fatto che la questura non ha mandato la forza pubblica per eseguire il provvedimento, contribuendo alla pacatezza dei toni. In via per Soria, nel caloroso abbraccio di amici, parenti, assistenti sociali, rappresentanti degli agricoltori, gente del quartiere accorsi per manifestare sostegno e affetto alla famiglia, si sono presentati i due avvocati Alberto Pratelli, custode giudiziario dell’esecuzione immobiliare per conto del tribunale, e Adriano Buffoni, legale dell’attuale aggiudicataria dell’appartamento. Il primo ha notificato ai genitori del disabile l’ordine di sgombero della casa, confiscata circa un anno fa, quest’estate venduta all’asta e poi formalmente assegnata alla nuova proprietaria. Una procedura innescata dal fallimento della ditta Stella autotrasporti di Giuseppe Moneti che aveva ipotecato la casa perché sommerso dai debiti e dalle altissime spese per la riabilitazione del figlio.

Un percorso fisioterapico definito ”militare” che starebbe dando “risultati inimmaginabili” nella palestra privata di San Ginesio, a 150 chilometri da Pesaro e al costo di 4.000-5.000 euro al mese. Si sono quindi seduti attorno al tavolo del soggiorno avvocati e famiglia per trovare la quadra tra le esigenze della nuova aggiudicataria, che al momento sta pagando sia il mutuo di casa sia l’affitto dove vive, e la tempistica necessariamente assai più lunga di Alessandro e famiglia. 

Contatti mancati

«Ho fatto quello che la legge stabilisce - commenta Pratelli -, l’intervento delle forze dell’ordine era previsto, ma l’ufficio di gabinetto della questura ci ha comunicato che non ci sarebbero stati, mentre avrebbero dovuto esserci, ho messo tutto a verbale. Siamo arrivati a questa situazione perché non abbiamo più avuto contatti con la famiglia Moneti. Questo è l’esito finale, pur comprendendo il disagio che stanno vivendo. Ma non dimentichiamo che, dall’altra parte, c’è una signora con figli che sta pagando il mutuo e l’affitto. Bisogna quindi contemperare i due interessi». I legali hanno chiesto un rinvio di dieci giorni, ma la data deve ancora essere formalizzata dal tribunale nel secondo ordine di liberazione dell’immobile, mentre i genitori di Alessandro continuano a sostenere la necessità di una proroga più lunga. Nel frattempo la nuova proprietaria sarebbe intenzionata a presentare rimostranze al giudice, chiedendo un risarcimento danni per il ritardato ingresso nell’abitazione ormai di sua proprietà.

Le ricerche

«Intensificheremo le ricerche di una nuova casa - dichiara dopo la lunga mattinata Giuseppe Moneti -, sappiamo bene che l’immobile non è più nostro, ma abbiamo bisogno di tempo per rimetterci in carreggiata. Il 4 marzo saremo daccapo, per quella data non ce la facciamo a trovare un’altra casa e adattarla alle esigenze di mio figlio. C’è chi si è fatto avanti per pagarci l’albergo, non è certo questa la soluzione, ci sono di mezzo un ragazzino con il diritto di crescere e Alessandro che combatte per recuperare la sua vita. E i risultati sono incoraggianti. Chiediamo clemenza e pazienza, liberiamo la casa, sappiamo bene che non è più nostra, ma prevalgano il buon senso e l’umanità, abbiamo bisogno delle persone che ci sostengono con il cuore».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA