Urbino, l'appello dell'assessore Foschi: «Ospedale ducale no covid fondamentale ma la Regione attivi i privati concordati»

L'ospedale di Urbino
L'ospedale di Urbino
di Eugenio Gulini
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Sabato 20 Marzo 2021, 05:45

URBINO  - Urbino rimane nei piani regionali struttura no covid, ovvero deputata a garantire cure ai pazienti affetti da altre patologie e non da coronavirus. «Patologie che permangono – rimarca Elisabetta Foschi, assessore alla Sanità ducale - Che devono essere curate. Perché non esiste solo il covid. Dunque occorre fare di tutto per mantenere pulito e operativo il “Santa Maria della Misericordia”. Soprattutto perché le attività programmate per i negativi sono già state sospese o ridotte in tutti gli altri ospedali che seguono i Covid. L’obiettivo indubbiamente non è semplice». 

«Non è semplice perché arrivano pazienti in Pronto Soccorso - prosegue Foschi - che poi si rivelano positivi una volta sottoposti a tampone molecolare e vengono seguiti in ambienti isolati fintanto che non vengono trasferiti (ieri 9 positivi ma già 4 trasferiti alle 16) e perché il personale viene a turni chiamato ad operare al Covid Hospital di Civitanova, struttura sempre piena che non ha personale proprio ma che funziona solo grazie all’apporto di personale chiamato da tutte le Aree Vaste.

Il Covid Hospital è pieno e questo la dice lunga circa la necessità di mantenere aperta quella struttura.

Certo che sarebbe preferibile non avere trasferimenti. Ma il personale manca ovunque. Qualche giorno – continua Foschi Elisabetta - si riescono a trasferire più positivi qualche volta meno, a seconda della saturazione delle strutture covid. Ma il sistema ancora regge consentendo di mantenere in Urbino le cure per i pazienti negativi che non possono non avere un ospedale di riferimento». Lo sforzo è enorme. Soprattutto per il Pronto Soccorso e la Medicina. «Certo. Tutti gli altri reparti sono chiamati a cercare di garantire le attività. Anche se capiamo benissimo che tutto si regge sulle spalle di operatori sanitari stremati a cui deve andare adeguatamente riconosciuto ogni sforzo ed extra svolto. Non ci si può basare solo sul volontariato e sullo spirito missionario di alcuni».

Cosa chiedete alla Regione? «Chiediamo che per alleggerire le strutture Covid e riuscire a dimettere dagli ospedali i pazienti positivi che hanno superato la fase acuta si attivino tutti i posti concordati dalla Giunta regionale a novembre con i privati e non ancora attivati. Serve uno sforzo ulteriore in questo senso come sarebbe opportuno potenziare il più possibile le cure domiciliari anche tramite Usca così come già deliberato dalla Regione Marche». Stiamo vivendo una fase altamente critica. Grave quanto quella dello scorso anno. Gli ospedali sono tutti in difficoltà. In Italia come nelle Marche. 

«Aumentano gli accessi nei Pronto Soccorso, aumentano i ricoveri e i letti in terapia intensiva – conclude Elisabetta Foschi - Quello che cala è l’età media dei ricoverati aumentando i casi in giovane età». In questo contesto le strutture ospedaliere indicate come Covid si stanno tutte riempiendo. «Nella nostra provincia l’ospedale di Pesaro sta ricavando ogni giorno nuovi posti per positivi anche nelle terapie intensive. Ma ogni posto letto di rianimazione comporta più impiego di personale rispetto ad una degenza ordinaria e il personale che può seguirli è sempre lo stesso. Stremato da un anno». 

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