Linciaggio social
Un caso però rimbalzato sui social, con una ridda di commenti, tra cui quelli dei proprietari del cane. «Un cacciatore, pensando potesse essere un pericolo per lui, l’ha giustiziata. Come si fa a guardare negli occhi un’anima innocente e tirargli un colpo in testa». Il cacciatore finì a processo per aver ucciso il pitbull, ma fu archiviato. Ma i commenti sui social hanno portato a giudizio per diffamazione sette persone. Tra queste anche l’assessore Enzo Belloni, che scrisse su Facebook: «Uomo di m.., c’è ancora chi giustifica simili monnezze». L’amministratore ha scelto di proseguire il dibattimento per dimostrare la sua innocenza. Una signora ha risarcito la vittima degli insulti con 700 euro e ha chiuso il conto. Altri quattro hanno preferito il rito abbreviato. Discusso ieri. A vario titolo scrissero frasi come «figlio di p…», «un maledetto l’ha ammazzata, essere immondo». E ancora: «Assassino, l’uomo peggiore che esista», «verme pezzente, la colpa è tua». E anche: «E’ possibile rendere pubblico il nome dell’autore di questa atrocità». Alcuni sono accusati anche di minacce, ma non l’assessore Belloni.
Le frasi contestate sono: «La pagherà, si pentirà del giorno che ha deciso di fare il cacciatore».
La richiesta
Commenti che hanno portato il cacciatore a sporgere querela, tutelato in sede civile dall’avvocato Roberto Brunelli e Cinzia Fenici che hanno chiesto 20 mila euro di risarcimento. Ieri il pubblico ministero ha chiesto 8 mesi di condanna per ciascun imputato. Ma il giudice li ha assolti tutti. Il discrimine potrebbe essere nel fatto che gli insulti e le minacce non erano rivolte a una persona con nome e cognome, ma a un cacciatore generico, individuabile solo da una stretta cerchia di protagonisti. Tra 90 giorni il giudice depositerà le motivazioni e si conosceranno i motivi.