Pesaro, caos sui genitori No Vax: alcuni condannati, altri assolti. E c'è il rischio ricorsi

Pesaro, caos sui genitori No Vax: alcuni condannati, altri assolti. E c'è il rischio ricorsi
Pesaro, caos sui genitori No Vax: alcuni condannati, altri assolti. E c'è il rischio ricorsi
di Luigi Benelli
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Mercoledì 10 Giugno 2020, 09:47

PESARO - Si andrà avanti a colpi di opposizioni, oblazioni e ricorsi alla Cassazione nella vicenda caso vaccini che ha diviso anche i giudici. Tutto era scoppiato nell’autunno del 2018 quando è stato sancito l’obbligo di vaccinazione per poter andare all’asilo o alla scuola dell’infanzia. Ma alcuni genitori free vax non hanno comunque vaccinato i figli, mandandoli a scuola.

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Ci furono vari episodi di espulsione e persino di interventi di forze dell’ordine. Partirono le querele e furono aperti oltre 100 fascicoli in procura a Pesaro. Tutti per la contravvenzione di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, l’articolo 650. Alcuni furono archiviati, altri hanno fatto il loro corso. Sui casi che sono arrivati a sentenza, i verdetti sono opposti. Il giudice Giacomo Gasparini ha prosciolto 30 genitori, mentre il collega Francesco Messina ne ha condannati una ventina. L’avvocatessa Isabella Giampaoli segue i genitori protagonisti, sia quelli prosciolti che quelli condannati.
 
«Dunque, c’è stata una duplice interpretazione. Gli unici condannati fanno parte del Comune di Pesaro e afferiscono alle scuole di infanzia comunale. L’idea è che il dirigente del servizio educativo è un pubblico ufficiale a tutti gli effetti, dunque l’espulsione rientra nell’articolo 650, ovvero l’inosservanza dei provvedimenti. Mentre le querele presentate da presidi o dirigenti possono essere cadute perché loro non risultano come pubblici ufficiali. E anche per i genitori i cui figli non frequentano scuole comunali ma statali. Ma aspettiamo di vedere gli atti, perché ai miei assistiti non è stato notificato ancora nulla. Ora potremo seguire due strade: per chi vorrà andare avanti con il processo faremo opposizione. Oppure nell’altro caso pagando un’ammenda di circa un centinaio di euro si estingue il reato: si tratta dell’oblazione. Ci sono famiglie stanche di tutto questo che vogliono chiudere tutto al più presto, altre che potrebbero proseguire».

Del resto la situazione non è chiara come rileva Giampaoli: «Sono stati usati due pesi e due misure. In altre procure d’Italia i casi sono stati archiviati, così come a Urbino. A livello giuridico c’è una falla nell’interpretazione della legge perché il provvedimento di espulsione non esiste come reato e la legge 119 viene mal interpretata. Parliamo di una contravvenzione. Del resto anche la Procura sembra voler arrivare fino in Cassazione per avere una uniformità di giudizio».

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